Si chiamerà “Immuni”, l’app per il tracciamento del contagio da coronavirus. Il commissario straordinario Domenico Arcuri ha firmato ieri il contratto con la società selezionata dal team di esperti messo in campo dal ministero dell’Innovazione.
Sarà Bending Spoons, la Spa con sede a Corso Como a Milano a consentire la licenza d’uso sul software e l’appalto di servizio gratuito della applicazione del fisico Luca Foresti basata sul bluetooth, ma adattabile anche al Gps. La scelta verrà formalizzata a breve, dopo il passaggio dalla task force di Vittorio Colao.
Ma il dato certo è che non sarà obbligatoria, così come indicato anche dalle linee guida della Commissione europea e dal garante per la privacy Antonello Soro. Si potrà scaricare volontariamente e avrà una doppia funzione, quella di tracciamento dei contatti basato sulla tecnologia bluetooth, e quella di diario clinico contenente tutte le informazioni più rilevanti del singolo utente (sesso, età, malattie pregresse, assunzione di farmaci), che dovrebbe essere aggiornato quotidianamente con eventuali sintomi e cambiamenti sullo stato di salute.
Qualcosa di simile a quanto diffuso in Lombardia che si chiama AllertLOM: inviata con un Sms ai cittadini e già scaricata da 750 mila persone. Come funzionerà “Immuni”? Alla base c’è l’esigenza di rispettare l’anonimato.
Il bluetooth, generando “chiavi numeriche”, lo garantisce, lasciando i dati sensibili sul cellulare stesso e impedendone la memorizzazione su server esterni. A esempio, se un utente risulta contagiato, chi è entrato in contatto con lui riceve un alert senza però conoscere l’identità del malato.
I cittadini dovranno scaricare l’app e iniziare a utilizzarla creando un registro dei contatti nel quale ci saranno 3 informazioni: qual è il dispositivo con il quale si è entrati in contatto, a che distanza e per quanto tempo.
Poi, nel caso in cui un cittadino venga identificato come positivo, l’operatore medico autorizzato dallo stesso, attraverso il suo identificativo anonimo, farà inviare il messaggio per informare tutti gli utenti, sempre identificati anonimamente, che sono entrati in contatto con il cittadino positivo.
La app individuata dal governo ha comunque “due facce”: è basata sul bluetooth, ma è anche adattabile al gps, ovvero alla geolocalizzazione. Un sistema che sarebbe piaciuto di più alla task force di Colao, ma che rischierebbe di creare maggiori problemi di privacy. «L’applicazione sul “contact tracing” – ha chiarito Arcuri – sarà un pilastro importante nella gestione della fase successiva dell’emergenza, la sperimentazione sarà in alcune regioni pilota, poi verrà estesa». Fonte: Leggo.