Chiara morta per choc anafilattico dopo la cena: ecco cosa emerge dalle indagini
La Procura ha chiesto il rinvio a giudizio delle tre indagate nella tragedia della giovane Chiara Ribechini, la ventiquattrenne di Navacchio uccisa da uno choc anafilattico la sera del 15 luglio scorso dopo aver mangiato in un agriturismo di Colleoli, in Toscana.
L’accusa è di omicidio colposo in concorso. Come scrive il quotidiano Il Tirreno, la Procura ha chiesto il processo per la legale rappresentante dell’agriturismo e le due cuoche quella sera al lavoro. Per l’accusa ci sono responsabilità delle tre imputate, difese dagli avvocati Alberto Marchesi e Rosa Rubino, nella somministrazione delle pietanze che poi innescarono gli effetti letali per Chiara, che era una cliente abituale del ristorante.
La Procura
Per due cameriere è stata chiesta l’archiviazione, ma la parte offesa si è opposta e per decidere sulla loro posizione si terrà un’udienza davanti al gip. Secondo la Procura – ricostruisce il quotidiano – le tre indagate non avrebbero osservato le prescrizioni utili a evitare che la ragazza mangiasse cibi contenenti ingredienti ai quali era allergica. Tutti in cucina, e anche la stessa proprietaria dell’agriturismo, conoscevano i problemi di alimentazione della vittima che proprio perché conosceva il locale era sicura di affidarsi a persone che avrebbero fatto attenzione.
La consulenza affidata dalla Procura a Patrizia Restani, professoressa di chimica alimentare a Milano, ha indicato nella quantità di latte contenuta nel pane dei crostini la causa del decesso della ventiquattrenne. I valori riscontrati su latte e uova sarebbero stati così elevati da giustificare l’inefficacia della puntura di adrenalina che Chiara Ribechini si era somministrata nell’estremo tentativo di superare una crisi. (Fanpage)