Chamila Wijesuriya è morta strangolata. A ucciderla, a mani nude, è stato Emanuele De Maria. L’uomo era un detenuto. Lavorava con lei all’Hotel Berna. Il delitto è avvenuto il 10 maggio al Parco Nord, a Milano.
Subito dopo l’omicidio, De Maria ha colpito a coltellate un altro collega. Poi si è ucciso. Si è lanciato nel vuoto dalle terrazze del Duomo. È morto sul colpo.
Il corpo di Chamila aveva delle foglie in bocca. Questo dettaglio ha colpito gli inquirenti. Potrebbe trattarsi di un rituale. Gli investigatori stanno approfondendo.
Le ferite da taglio non hanno causato la morte. Chamila aveva tagli alla gola e ai polsi. Tuttavia, secondo i primi risultati dell’autopsia, sono stati inferti dopo la morte. Un’aggressione feroce, anche post mortem.
Il passato di De Maria pesa come un macigno. Nel 2017 aveva già ucciso una donna. Era stato condannato per omicidio volontario. Gli inquirenti stanno confrontando le modalità di entrambi i femminicidi. Anche per questo si ipotizza un movente rituale.
In parallelo, si attendono gli esiti degli esami tossicologici. Serviranno a capire se l’uomo fosse sotto effetto di droghe. I risultati arriveranno nei prossimi giorni.
La Procura di Milano, con il pm Francesco De Tommasi, indaga anche su altro. Vuole capire se ci siano state omissioni nel percorso carcerario di De Maria. Polizia e carabinieri stanno raccogliendo ogni dettaglio.
Infine, spunta una testimonianza inquietante. Una collega ha raccontato che Chamila aveva paura. De Maria la minacciava spesso. Era possessivo e ossessivo. Lei temeva di essere uccisa. E purtroppo aveva ragione.
Fonte: Fanpage
Per restare aggiornati sulle ultime novità di Gossip, Politica, Cronaca e Attualità non ti resta che consultare il nostro canale WhatsApp e ricevere gli aggiornamenti: https://whatsapp.com/channel/0029Va98j39A2pLCrvzsr50C
Consulta il nostro sito http://retenews24.net
