C’erano anche i genitori di Melania Rea a L’Arte risponde alla Violenza!
Salvatore Di Sarno – sindaco di Somma Vesuviana, nel napoletano: “Sono stato contento di avere incontrato i genitori di Melania Rea. E’ davvero significativo che proprio da Somma Vesuviana, paese di Melania, abbiamo messo in campo progetti di educazione sociale con il coinvolgimento dei giovani sul tema della violenza sulle donne. Lo abbiamo fatto tramite il linguaggio
dell’arte, in quanto l’essere umano produce anche azioni positive e lo abbiampo fatto anche tramite incontri tra psicologi e giovani. Bisogna avvicinare i ragazzi all’integrazione, alla socialità al sapere condividere e si deve iniziare dagli adulti anche nel contrastare e superare la mentalità patriarcale del possesso. Inoltre bisogna denunciare. Che le donne denuncino e vengano ascoltate”.
Giuseppe Auriemma – psichiatra e psicoterapeuta Centro di salute mentale Asl Napoli 1: “Nel Mondo vengono ammazzate ben 100.000 donne perchè donne e oltre il 60% di queste donne è ammazzata da persone che hanno le chiavi di case. Bisogna però porci delle domande e andare alla radice del problema e soprattutto noi uomini educarci al rispetto, alla differenza, all’inclusività e c’è bisogno di un patto di uguaglianza”.
Francesca Beneduce – criminologa: “Ringrazio la città di Somma Vesuviana, perchè devo dire che è un’emozione forte quella di parlare ad una platea che vede la presenza anche dei genitori di Melania Rea, colei che ci ha riportato ad una realtà forte facendoci capire che anche i nostri territori non erano esenti da violenza anche efferata”.
“Sono stato contento di avere incontrato i genitori di Melania Rea. E’ davvero significativo che proprio da Somma Vesuviana, paese di Melania, abbiamo messo in campo progetti di educazione sociale con il coinvolgimento dei giovani sul tema della violenza sulle donne. Lo abbiamo fatto tramite il linguaggio dell’arte, in quanto l’essere umano produce anche azioni positive e lo abbiamo
fatto anche tramite incontri tra psicologi e giovani. Ho partecipato all’evento L’Arte risponde alla Violenza. Dobbiamo essere uniti nell’affrontare questo tema e bisogna parlarne con i ragazzi, nelle famiglie, con le famiglie e con i genitori. Bisogna avvicinare i ragazzi all’integrazione, alla socialità al sapere condividere e si deve iniziare dagli adulti anche nel contrastare e superare la
mentalità patriarcale del possesso. Inoltre bisogna denunciare. Che le donne denuncino e vengano ascoltate. Appena sarà possibile cercherò di proporre anche una seduta consiliare sul tema della violenza sulle donne perchè dobbiamo iniziare dal territorio”. Lo ha affermato Salvatore Di Sarno, sindaco di Somma Vesuviana, nel napoletano.
Somma dice no alla violenza sulle donne e comunque a qualsiasi forma di violenza fisica e psicologica e lo ha fatto con il linguaggio dell’arte, ma soprattutto coinvolgendo tutti i giovani. C’erano 400 giovani al Teatro Summarte con il Rumore del Silenzio, evento organizzato dall’associazione EvaProEva con il patrocinio del Comune e c’erano altri 100 ragazzi all’Hub – Sud, nel cuore del
Centro Storico con una vera immersione nella bellezza dell’arte, poi Castello di Lucrezia d’Alagno, risalente al 1458, pienissimo di famiglie e di giovani con L’Arte risponde alla Violenza. Un grande evento che ha visto insieme molteplici figure come studenti, psicologi, criminologi, artisti, per approfondire in modo radicale il tema della violenza sulle donne. Presenti a questo evento erano anche i genitori di Melania Rea, assassinata non a Somma Vesuviana, dal proprio marito.
“Ringrazio la città di Somma Vesuviana, perchè devo dire che è un’emozione forte quella di parlare ad una platea che vede la presenza anche dei genitori di Melania Rea, colei che ci ha riportato ad una realtà forte facendoci capire che anche i nostri territori non erano esenti da violenza anche efferata. Da quel momento – ha dichiarato la criminologa Francesca Beneduce – è nato un
movimento garbato così come lo è stato anche l’intervento dei genitori in questi anni, veramente difficili ed in cui sono stati anche artefici del cambio di cognome della nipote per evitare che questa bimba portasse il nome di un’omicida e quindi portasse uno stigma ancora più forte. Questo la dice lunga rispetto anche ad altri tanti soggetti e alla delicatezza che ha contraddistinto
questa famiglia. Siamo dinanzi ad una deriva generalizzata e generica con la quale assistiamo a genitori, non più genitori e non più capaci di esserlo nei confronti dei figli e abbiamo anche paura dei figli, o meglio delle reazioni che noi stessi come genitori abbiamo generato nei nostri figli, partendo dal silenzio così come durante l’ evento quale L’arte risponde alla Violenza ho voluto
sottolineare questa forma di comunicazione non verbale che è passata attraverso il messaggio della bellissima forma inaugurata al Castello di Lucrezia d’Alagno, La mostra rappresenta la bellezza o in alcuni casi anche la bruttezza, in alcuni casi delle varie forme di violenza. Spesso dimentichiamo che la violenza ha mille facce e mille modi. Abbiamo la violenza psicologica, la violenza economica, la violenza fisica e sono le une la stessa faccia di tutte le altre perchè hanno effetti devastanti anche sulla psiche”.
“L’Arte risponde alla violenza perchè l’arte è dialogo ma è anche denuncia. Abbiamo messo in evidenza gli episodi di violenza attraverso le molteplici forme dell’arte – ha affermato la professoressa Laura Polise – come ad esempio anche la composizione di testi teatrali inediti scritti dalla prof.ssa Maria Sorrentino associazione APS i vagabondi, un ringraziamento ai docenti e agli studenti del Liceo Cantone di Pomigliano d’Arco, prsenti. L’Arte è di tutti e per tutti e dunque all’evento hanno partecipato ragazzi di tutte le età, le famiglie, gli esperti, le persone con disabilità”.
Maschi e donne, ragazzi e famiglie, figli e genitori, docenti, dirigenti e studenti, istituzioni e cittadini!
“L’Arte è un mezzo per trasmettere il messaggio alle generazioni ma anche alle famiglie – ha dichiarato il professore Luigi Saviano – agli adulti i valori e l’amore che non sono possesso e violenza”.
“Il termine femminicidio descrive l’omicidio nei confronti di una donna, perchè è una donna che viene ammazzata. Ben diversa è la serie, la catena di parole, di violenza che possono portare all’omicidio. Il femminicidio è un fenomeno che non ha confini ed avviene soprattutto in Asia. Nel Mondo vengono ammazzate ben 100.000 donne perchè donne e oltre il 60% di queste donne è
ammazzata da persone che hanno le chiavi di case. Bisogna però porci delle domande – ha affermato Giuseppe Auriemma, psichiatra e psicoterapeuta Centro di salute mentale Asl Napoli 1 – e andare alla radice del problema e soprattutto noi uomini educarci al rispetto, alla differenza, all’inclusività e c’è bisogno di un patto di uguaglianza”.