È stata scoperta una nuova cellula T del sistema immunitario che potrebbe aver aperto la strada verso una terapia universale – cioè unica per tutti – per il trattamento del cancro. Una possibile rivoluzione. Questa cellula, infatti, in test di laboratorio condotti su cellule cancerose umane in vitro e su topi con cancro umano è stata in grado di uccidere la maggior delle cellule malate di diversi tumori, lasciando intatte quelle sane. Il potenziale della scoperta è dunque enorme, e i risultati preliminari estremamente promettenti. Prima di cantare vittoria, tuttavia, dovranno essere effettuati ulteriori test di sicurezza, superati i quali potranno essere approntati i primi trial clinici, cioè la sperimentazione sull’uomo.
A scoprire queste cellule, caratterizzate da un recettore a “uncino” che interagisce con una molecola (chiamata MR1) presente su tutte le cellule umane, è stato un team di ricerca internazionale guidato da scienziati dell’Università di Cardiff, che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi della Divisione di Ematologia dell’Università dello Utah, del Center for Cancer Immune Therapy presso l’Università di Copenaghen, dell’Università di Melbourne e di altri prestigiosi istituti. Gli scienziati, coordinati dal professor Andrew K. Sewell, esperto di cellule T della Divisione Infezioni e Immunità dell’ateneo britannico, stavano studiando la capacità di alcune cellule immunitarie nel contrasto ai batteri, quando si sono imbattuti nelle nuove cellule T.
Ma perché queste cellule sono considerate così promettenti per il trattamento del cancro? Per comprenderlo è necessario fare un passo indietro. Tra le ultime frontiere delle immunoterapie oncologiche c’è sicuramente la tecnica CAR-T (Chimeric antigen receptor T cell), che si basa sul prelievo di cellule immunitarie di un paziente, sulla successiva ingegnerizzazione e moltiplicazione in laboratorio, e infine nella nuova infusione nel sangue. L’obiettivo, in pratica, è quello di potenziare le cellule immunitarie all’esterno del corpo e reinserirle per combattere il cancro. Il limite di questa procedura è legato al fatto che le cellule usate riconoscono le cellule malate sulla base di un recettore (HLA) che è unico per ogni persona; ciò significa che i trattamenti sono personalizzati e costosissimi. Non si possono creare banche dati di cellule pronte all’uso per combattere il cancro di più pazienti. Inoltre la CAR-T risulta efficace contro alcune forme di leucemie e non contro i tumori solidi, che sono la maggior parte di quelli diagnosticati.
È proprio qui che entra in gioco la scoperta degli scienziati dell’Università di Cardiff, che hanno individuato una cellula T in grado di riconoscere e attaccare diversi tipi di cellule tumorali basandosi su una molecola che è presente in tutte le cellule umane (il già citato MR1). In parole semplici, si potrebbe disporre di una tecnica universale in grado di colpire la stragrande maggioranza dei tumori. Testate in laboratorio, le cellule T scoperte da Sewell e colleghi sono state in grado di colpire e uccidere “cellule tumorali del polmone, della pelle, del sangue, del colon, del seno, delle ossa, della prostata, delle ovaie, dei reni e del collo dell’utero”, come indicato in un comunicato stampa dell’Università di Cardiff. Il tutto ignorando le cellule sane.
“Le attuali terapie basate sul TCR (recettore delle cellule T ndr) possono essere utilizzate solo in una minoranza di pazienti e su un numero ristretto di tumori. Colpire il cancro attraverso le cellule T legate a MR1 è una nuova frontiera entusiasmante, perché aumenta la prospettiva di un trattamento del cancro “taglia unica per tutti”; un singolo tipo di cellula T che potrebbe essere in grado di distruggere molti tipi diversi di tumori in tutta la popolazione. In precedenza nessuno credeva che ciò potesse essere possibile”, ha dichiarato il professor Sewell.
La nuova cellula T è stata individuata nel sangue di donatori del Galles, e i ricercatori sostengono che potrebbe essere molto rara, oppure presente in molte persone e non attivata. C’è ancora moltissimo da capire su questa nuova cellula immunitaria e solo ulteriori studi faranno luce sulle sue reali potenzialità. I dettagli della ricerca sono stati pubblicati sull’autorevole rivista scientifica Nature Immunology.
fonte: Fanpage