Baby sitter stuprata, 11 chiamate al 112 in un’ora e il vocale all’amico: “Per favore aiutami, non voglio”

27 Marzo 2019 - 11:35

Baby sitter stuprata, 11 chiamate al 112 in un’ora e il vocale all’amico: “Per favore aiutami, non voglio”

Baby sitter stuprata, 11 chiamate al 112 in un’ora e il vocale all’amico: “Per favore aiutami, non voglio”

«Per favore aiutami, ci sono dei ragazzi, non voglio». Ha tentato di salvarsi in tutti modi la baby sitter americana di 19 anni vittima dello stupro di gruppo di Catania in quella sera del 15 marzo. Quando la violenza doveva ancora concretizzarsi ha inviato dei messaggi vocali su whatsapp all’amico, ha chiesto aiuto, ma lui ha risposto dicendo: «Non ho capito», ignorando ciò che stava per accadere e aggiungendo «non posso muovermi, sono senza l’auto». Poi le undici chiamate ai Carabinieri in meno di un’ora senza riuscire però a parlare con un operatore, fermata dai tre ragazzi, tutti e tre sottoposti a fermo: Roberto Mirabella e Agatino Spampinato, entrambi di 19 anni, e Salvatore Castrogiovanni, di 20. La ragazza è stata violentata e filmata. Il video dell’abuso con la vittima «che si lamenta mentre loro ridono e sghignazzano» è agli atti dell’inchiesta.

Diversi i messaggi vocali inviati all’amico. Il primo, riporta Repubblica, alle 23,12. La giovane implora aiuto: «Io sto male, aiuto me», in un italiano imperfetto ma facilmente comprensibile. Due minuti dopo spunta anche la voce di uno degli stupratori. «Compare, te la posso dire una cosa? A chidda ma isu iu», dice in siciliano in sottofondo. Passano altri tre minuti e arriva una nuova richiesta di aiuto: «Aiuto, aiuto, sono nell’auto». Ma l’amico continua a non capire. Poco dopo la mezzanotte la baby sitter americano riesce a inviare la posizione esatta. Si trova sul lungomare di Catania. A mezzanotte e dodici minuti lo stupro si sente in diretta in un altro messaggio: «Vieni qua», esclamano i ragazzi. «Non voglio», urla lei. «Sì che vuoi», la risposta. «No, basta. Non voglio, non voglio», ma loro non si fermano e dall’amico ancora nessuna reazione.

Poi l’ultimo sms, quando l’incubo della violenza è finito e ormai è tardi: «Ti odio davvero». La 19enne ha raccontato tutto ai Carabinieri: «Sono riuscita a mandargli cinque messaggi vocali mentre mi violentavano, l’ho chiamato due volte. Ma continuava a dire che non capiva».

il video dello stupro, ripreso con un telefonino da uno degli aguzzini, è stato acquisito dai magistrati del pool contro le violenze di genere della Procura di Catania. Per il Gip di Catania Simonetta Ragazzi i tre al momento della violenza sessuale erano «lucidi e consapevoli». Secondo il racconto della vittima, i giovani avrebbero fumato della marijuana che avrebbero offerto anche a lei, che ha rifiutato. Poi, nella sua ricostruzione, la brutale e bestiale aggressione: chiusa in auto abusata dai tre. «Mentre mi violentavano – ha raccontato la 19enne ai carabinieri ai cui si è rivolta su consiglio della famiglia che la ospita e della madre e della sorella sentite al telefono – io piangevo e ho chiesto loro di fermarsi in italiano, quindi erano in grado di capirmi. Hanno finito dopo un’ora».

Dei tre fermati da carabinieri solo Castrogiovanni si è avvalso della facoltà di non rispondere durante l’interrogatorio di garanzia. Gli altri, davanti al Gip, hanno sostenuto che lei «ci stava», sì «era un poco brilla» ma era «tranquilla». «Affermazioni a discolpa» che per il Gip, però sono «ampiamente smentite». Così come, aggiunge, appare «risibile e inverosimile» il non avere colto «le richieste di aiuto della ragazza». Contro di loro, oltre al video, la testimonianza di un barista con il quale i due si vantano e quella di un’altra barista che racconta di avere visto la ragazza ‘scortata’ in bagno da uno di loro, come ha ricostruito dalla vittima dopo l’aggressione.

Fonte: leggo.it