In Italia c’è un allarme silenzioso, che riguarda li anziani. Aumenta il numero degli ultrasessantacinquenni che per via dei tempi troppo lunghi di attesa per accedere alle prestazioni, per i farmaci e i ticket sanitari costosi, ma anche per la mancanza di strutture ambulatoriali e carenza di medici nel territori, smettono di curarsi o di eseguire i controlli clinici: come riporta ‘Avvenire’, sarebbero circa 3 milioni e 200mila (su 4 milioni di malati cronici) secondo il Rapporto OsservaSalute 2018. Un fenomeno che si solito aumenta durante l’estate, complici le alte temperature che scoraggiano gli anziani e li limitano negli spostamenti fuori casa. Basti pensare che non tutti i farmaci che servono a un malato cronico possono essere oggetto di prescrizione medica.
I dati parlano chiaro: stando al rapporto nel 2028 il numero di malati cronici salirà a oltre 25 milioni (più dell’80% dei quali sopra i 65 anni). La patologia più frequente sarà l’ipertensione, con quasi 12 milioni di persone affette, mentre l’artrosi/artrite interesserà quasi 11 milioni di italiani: per entrambe le patologie si stima già la presenza di oltre 1 milione di malati in più nel 2018 rispetto all’anno precedente. Tra 10 anni gli italiani affetti da osteoporosi, invece, saranno circa 5,3 milioni (+500 mila) e i diabetici saranno oltre 3,6 milioni, i cardiopatici circa 2,7 milioni.
“Si tratta di un’emergenza – ha detto Roberto Messina, presidente di Senior Italia FederAnziani – causata soprattutto dalle scelte di Stato e Regioni che devono di contenere i costi della sanità e quindi limitano i servizi ma determinate anche da un complesso sistema di accesso alle prestazioni e ai piani terapeutici individuali. Le procedure amministrative previste sono spesso complicate e così, più di un quinto dei malati cronici – ha aggiunto Messina – abbandona la cura senza rendersi conto che gli effetti negativi sulla propria salute, nella maggior parte dei casi, non sono immediati ma possono comparire anche dopo molto tempo”.
Un quadro allarmante. Accade per esempio”che un diabetico, per esempio, non prenda più le sue compressine perché costano o perché è difficile ottenere la prescrizione del medico: subito non avrà sintomi ma si sentirà male dopo sei mesi…”. Il numero dei medici, ospedalieri e di base, poi, è insufficiente. “La prima cosa da fare – ha sottolineato il presidente di FederAnziani – è diminuire le liste d’attesa attraverso l’aumento del numero di ore sul territorio degli ambulatori specializzati portandoli al massimale orario di 38 ore settimanali e istituendo nuovi turni per le branche critiche”.
Per questo secondo il segretario generale del Sumai (sindacato che rappresenta il 90% dei medici specialisti italiani) Antonio Magi, è necessario aumentare le borse di studio nelle specialità carenti come medicina d’urgenza, radiologia, anestesia, chirurgia, ginecologia, ortopedia. Manca una rete di assistenza socio-sanitaria adeguata, “ormai è improcrastinabile il potenziamento delle strutture territoriali – ha fatto notare Magi – dopo anni di depauperamento dei servizi, che sta costringendo i cittadini a rinunciare alle cure o a rivolgersi in maniera inappropriata al pronto soccorso”.
fonte: Fanpage