Addio al Bonus di 80 euro: ecco cosa cambia in busta paga
Il bonus degli 80 euro, noto come bonus Renzi, potrebbe presto scomparire. Almeno nella forma in cui oggi lo conosciamo. Potrebbe cambiare nome e forma, con le due principali ipotesi in campo della detrazione e della decontribuzione fiscale. Questa è la volontà del governo, ribadita anche ieri dalla Lega durante il tavolo con le parti sociali che si è tenuto al Viminale. L’idea per ora più accreditata è quella di trasformare il bonus in una detrazione fiscale. Gli 80 euro introdotti dal governo Renzi riguardano i redditi da lavoro dipendente che vanno dagli 8.145 euro ai 24.600. Poi il bonus scende gradualmente fino ad azzerarsi sopra i 26.600 euro annuali di reddito. Ne usufruiscono circa 11 milioni di contribuenti ed è prevista l’erogazione di 960 euro l’anno a beneficiario. Ad oggi il bonus è una erogazione monetaria che viene applicata (ed è visibile chiaramente) nello stipendio. Diventando una detrazione, dunque, sparirebbe dalla busta paga, facendo così scomparire anche il nome del bonus (associato a Renzi) dalla vista dei lavoratori che lo percepiscono.
Che il governo voglia intervenire sugli 80 euro non è una novità. Lo aveva annunciato di recente anche il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, dicendo che l’obiettivo era quello di cambiare nome e riformularlo. La Lega ha detto di volerlo eliminare, ma in realtà si tratterebbe solo di una rimodulazione, come comunicato ieri alle parti sociali. Una ipotesi ribadita dal sottosegretario all’Economia del Carroccio, Massimo Garavaglia. Gli 80 euro prevedono una copertura di 10 miliardi di euro, stabilita dall’allora ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan.
Cosa cambia se gli 80 euro diventano una detrazione
L’ipotesi più accreditata è quella della detrazione fiscale. Questa opzione, però, renderebbe probabilmente la misura non più uguale per tutti. Qualcuno ci andrebbe a guadagnare, altri a rimettere. Anche perché per beneficiare della detrazione è necessario avere un debito con il Fisco, che solitamente sale quanto più salgono le fasce di reddito. In sostanza ci va a guadagnare di più chi ha un reddito più alto. Chi, invece, sta nella fascia tra 8mila e 13mila euro rischia di essere penalizzato, perché difficilmente arriverebbe a coprire – attraverso le detrazioni – l’importo attuale del bonus degli 80 euro, corrispondente a 960 euro l’anno. Questo perché al di sotto della soglia minima il pagamento delle tasse è minore e c’è quindi meno spazio per le detrazioni.
La Lega, inoltre, punta a far diventare il bonus una detrazione solo se si riuscirà effettivamente a non scendere sotto la soglia dei 960 euro, non comportando quindi l’abbassamento della misura percepita per nessun contribuente. Ma per farlo probabilmente servirà aggiungere risorse, presumibilmente non meno di 4 miliardi. C’è anche un altro aspetto: il Carroccio vorrebbe far valere la misura a fini contributivi. Oggi gli 80 euro non fanno parte delle contribuzioni e per questo non hanno effetti sulla pensione. Ma per fare in modo che ciò avvenga, anche in questo caso, serviranno risorse aggiuntive. Le due opzioni desiderate dalla Lega richiedono, dunque, un finanziamento aggiuntivo.
Bonus 80 euro, cosa succede in busta paga
Gli effetti di questa trasformazione degli 80 euro in busta paga dovrebbero essere evidenti: lo stipendio netto mensile dovrebbe diminuire. Sembra inevitabile nel caso in cui si decida di far diventare il bonus una detrazione. Come detto i più colpiti sarebbero coloro i quali rientrano nelle fasce più basse, non potendo arrivare a una capienza fiscale di 960 euro l’anno e non vedendosi poi restituiti questa somma neanche a mo’ di detrazione. L’unica possibilità è che il governo vada ad aggiungere altre risorse per evitare che questo accada. C’è anche un’altra ipotesi, di cui fa cenno il Sole 24 Ore: la Lega potrebbe lasciare gli 80 euro aumentando l’importo e andando ad agire sul montante contributivo, con l’ipotesi di una decontribuzione. In sostanza vorrebbe farli pesare sotto il punto di vista fiscale, abbassando il cuneo fiscale. Un’operazione che, in fondo, avrebbe un solo scopo: cambiare nome alla misura e far sì che non venga più associata a Matteo Renzi. (Fanpage)