A Capodichino, Inaugurata la mostra “Salvatore Emblema. La materia del Cielo”

26 Dicembre 2022 - 12:59

A Capodichino, Inaugurata la mostra “Salvatore Emblema. La materia del Cielo”

Inaugurata la mostra “Salvatore Emblema. La materia del Cielo” (23 dicembre 2022-23 gennaio 2023) a cura di Sylvain Bellenger realizzata da Gesac in collaborazione con il Museo e Real Bosco di Capodimonte e il Museo Emblema nel nuovo spazio “ART GATE” all’Aeroporto Internazionale di Napoli (area imbarchi, C20)

E’ stata inaugurata il 23 dicembre alla presenza dell’amministratore delegato di Gesac Roberto Barbieri, del direttore del Museo e Real Bosco di Capodimonte Sylvain Bellenger la mostra Salvatore Emblema. La materia del Cielo (23 dicembre 2022-23 gennaio 2023). Presenti anche la moglie dell’artista Raffaela Auricchio, ed altri componenti della famiglia Emblema che a Terzigno, nel Vesuviano, portano avanti il Museo Emblema .

(Da sinistra: Silvayn Bellenger, Roberto Barbieri, Emanuele Leone Emblema e Raffaela Auricchio)

La mostra Salvatore Emblema. La materia del Cielo suggella una più stretta collaborazione tra l’Aeroporto Internazionale di Napoli e il Museo e Real Bosco di Capodimonte, due importanti attori dello sviluppo in chiave turistica della città di Napoli, e inaugura un nuovo spazio espositivo “ART GATE” nella zona imbarchi. Uno spazio interamente dedicato alla scena artistica campana, in cui si alterneranno periodicamente mostre capaci di mettere in risalto la vivacità culturale della città.

La mostra Salvatore Emblema. La materia del Cielo, a cura di Sylvain Bellenger, con il supporto storico-scientifico del Museo Emblema si compone di cinque grandi opere pittoriche risalenti alla prima metà degli anni Sessanta. Ricorrenti le forme dell’ovale e del quadrato che da un lato hanno memoria della pittura pompeiana e dall’altro sembrano aprire finestre ipotetiche all’interno dello spazio del quadro. Anche il gesto è protagonista di queste opere: movimenti a volte ampi e distesi, altri più nervosi e aggressivi operati spesso senza pennello, ma con utensili in legno e metallo maneggiati. Sono gli anni che precedono il progressivo “raffreddamento” dell’approccio pittorico e del “ripensamento” della tela di juta non come supporto della materia cromatica, ma come materia essa stessa.

La Materia del Cielo è una mostra su Emblema dei primi anni Sessanta in cui l’artista va selezionando gli elementi distintivi del proprio lavoro. Si riconoscono già le fasce quadrangolari degli anni successivi. E’ già rintracciabile quel ragionare che accompagnerà la produzione di Emblema per tutti i successivi anni Settanta. Una mostra sul cielo in cui l’aria si traduce in massa fisica ed il riflesso luminoso è quasi scavato nella materia pittorica. E’ nel restituire l’emozione del cielo, la luce cangiante di un tramonto o nel gioco delle nuvole che la pittura iniziata a diventare movimento.

Le opere esposte in aeroporto: Senza titolo, 1966; Senza titolo, 1961; Senza titolo, 1964; Senza titolo, 1963; Senza titolo, 1967.

Il passeggero che arriva in aeroporto attraverserà la mostra La Materia del Cielo aiutato da una serie di frasi-aforisma di Salvatore Emblema che, di fatto, lo condurranno, passo dopo passo, nell’intento di completare la narrazione, progressivamente verso la nuova zona “ART GATE” per visitare le opere in esposizione.

-Oggi ti regalo il Cielo…dentro una scatola di Nuvole

-Lo sai che faccio il Pittore solo perché non ho imparato a Volare

-Il Cielo sopra casa mia l’ho camminato tutto, a piccoli passi

-Nel Cielo non ci sono Muri… ma ci sono i quadri, dovunque guardi

-Da ragazzo avevo un Aereo fatto di Pietra e di Luce, me l’avevano regalato

– L’unica architettura che capisco è quella del Respiro, del Vento e degli occhi tuoi

-Da piccoli tutti coloriamo il Cielo, io poi, ho provato a dipingerci sopra

-Di cos’è fatto il Cielo? Pare nulla eppure d’azzurro ti sostiene le nuvole

Infine c’è la frase La Pittura ti leviga gli Occhi ma ti affila l’Orizzonte che accompagna un’installazione artistica volta ad incorniciare il paesaggio aeroportuale dalle vetrate che affacciano sulla della pista di atterraggio e decollo, come fosse parte dell’opera stessa di Salvatore Emblema, artista da sempre affascinato dal paesaggio e dall’interazione del visitatore proprio attraverso le sue opere che cui è immerso e vive. diventano così “mezzo”, strumento di connessione dell’uomo con l’ambiente esterno in cui è immerso e vive.

La Pittura ti leviga gli Occhi ma ti affila l’Orizzonte

Infine, l’Emblema-pensiero, che accoglie i passeggeri in arrivo a Napoli invitandoli a scoprire la complessità e la meraviglia della città, si può riassumere così:

Qui dove abito io, i cieli quando sono dipinti,

sono così belli che sembrano veri.

E quelli veri invece, sono azzurri

proprio come quelli che noi pittori inseguiamo nei quadri. Dove abito io ci sono questi cieli qua.

Recitava la parte del pilota, ma secondo me era già pittore.” Così spiega la scelta del tema della mostra la moglie dell’artista e presidente del Museo Emblema Raffaela Auricchio.

“E’ un privilegio per noi essere partner di chi, come Sylvain Bellenger e la sua struttura, ha dimostrato che nella nostra città si può lavorare con qualità ed efficacia. L’accordo pluriennale con Capodimonte ci permette di offrire ai nostri passeggeri un’esperienza culturale unica che crea una forte connessione con il territorio. Il progetto di partenariato, che unisce due grandi attrattori

turistici come Capodimonte e Capodichino, prevede altre installazioni artistiche in aeroporto ed il sostegno alla mostra in programma l’anno prossimo al Louvre, dove saranno esposti vari capolavori del Museo di Capodimonte”, commenta Roberto Barbieri, Amministratore Delegato di GESAC.

“Capodimonte, Capodichino. La toponomastica ci rimanda a legami antichissimi, molto prima che l’uomo pensasse di volare nel cielo, ma cercava nel cielo e nella terra i segni del suo destino che provava ad intuire. Le antiche civiltà come Napoli sono costituite da una memoria antichissima che hanno dimenticato, ma che ne costituisce l’essenza, a loro insaputa. Sono gli artisti, con la loro sensibilità e la loro inquietudine, a ricordarcelo. La mostra La Materia del Cielo, organizzata in un aeroporto – chi l’avrebbe mai detto – celebra molto più di una collaborazione, celebra l’unione di visioni e forze che uniscono il passato e il futuro. Quale migliore messaggio di accoglienza e di ospitalità può dare una città se non quello di un artista come Salvatore Emblema che ha fatto della ricerca della sua terra il segno della modernità? Ringrazio Roberto Barbieri per la sua apertura e la sua visione vivace, che spinge i limiti della cultura e dell’economia sempre più in là, perché sappiamo tutti che non ci può essere una grande società senza una grande economia e non c’è una grande arte senza una grande società. La mostra La Materia del Cielo, inoltre, introduce i viaggiatori alla più ampia monografica che abbiamo dedicato all’artista a Capodimonte nella Reggia e nel Cellaio del Real Bosco, visitabile fino alla tarda primavera del 2023” afferma il direttore del Museo e Real Bosco di Capodimonte, Sylvain Bellenger e curatore della mostra.

“Come famiglia Emblema e come nascente fondazione, siamo onorati di partecipare a questo progetto. Credo che Salvatore ne sarebbe stato entusiasta, come un bambino. Il cielo, il volo, l’idea stessa dell’oggetto aereo sono radicate nella sua giovinezza. Quand’era ragazzo aveva un aereo per giocattolo, un bombardiere americano lasciato nel ’44, vicino casa sua. Fantasticava di volare sicuramente, come tutti i ragazzi. Ma probabilmente stava già prendendo le misure al cielo.

Informazioni utili

Titolo: Salvatore Emblema. La Materia del Cielo

A cura di Sylvain Bellenger, con il supporto storico scientifico del Museo Emblema

Date: 23 dicembre 2022-23 gennaio 2023

Dove: Aeroporto di Napoli (area imbarchi, C20) Ingresso libero dopo l’avvenuto check-in

Biografia

Salvatore Emblema (Terzigno, 1929 – 2006). Dopo aver frequentato l’istituto d’arte e la Scuola del Corallo di Torre del Greco, la sua ricerca prende avvio a Roma, dove si trasferisce nel 1948, portando con sé i primi lavori: collages di foglie disseccate (“fullografie”) il cui successo gli aprirà le porte dei circoli artistici di via del Babuino. Nel corso degli anni Cinquanta sperimenta nuovi materiali, passando dalle foglie alle pietre e alle terre vulcaniche, che compariranno nelle opere esposte nelle prime personali, a cominciare da quella del 1956 presso la Galleria San Marco. Nello stesso anno si reca negli Stati Uniti dove intraprende un percorso di studio e di comprensione profonda delle proprie esigenze creative. Conosce gli artisti della School rimanendo colpito, soprattutto, dalla ricerca di Mark Rothko. Agli inizi degli anni Sessanta vive tra Roma e Napoli. Lavora come scenografo a Cinecittà realizzando interni per numerosi film, tra i quali La strada di Federico Fellini. Nasce in quegli anni una serie di opere caratterizzate da una profonda istanza materica. Nella seconda metà del decennio vedono la luce le prime “tele nude”, incorniciate da fasce di colore. Lo spazio reale e quello pittorico coesistono in una matrice unica e si esaltano l’un l’altro. È un ulteriore passo verso quella che sarà la sua conquista più personale: la “Trasparenza”, canonizzata da Giulio Carlo Argan nel 1979. Le tele “detessute”, come le definisce Palma Bucarelli, sono l’oggetto di numerose esposizioni durante tutto il corso degli anni Settanta. Quel grande fermento creativo culmina nel 1979 con due importanti esposizioni: a Ferrara, al Palazzo dei Diamanti, e a Napoli alla Villa Pignatelli. Nel 1980 e nel 1982 partecipa alla Biennale di Venezia. Gli anni Ottanta segnano altre importanti tappe. Un suo autoritratto sul tema della trasparenza è scelto da Argan per la collezione degli Uffizi di Firenze, tiene personali alla galleria comunale di Cesena (1981) e al Palazzo Reale di Napoli (1985). Nel 1982 tiene una mostra al Museo Bojmans di Rotterdam, dedicata al suo lavoro ambientale. Negli anni la pittura di Emblema è andata acquistando in scioltezza, agilità compositiva e urgenza di esecuzione: il rapporto tra la luce, la materia e gli elementi fondanti della pittura si è sviluppato per semplificazioni successive, secondo le regole di una “matematica emotiva”, definizione proposta dal critico israeliano Amnon Barzel.