“La Whirlpool – ricorda Mazzoni – aveva annunciato già a maggio 2019 l’intenzione di chiudere a Napoli, non in Italia. Al tavolo presso il Mise, il Governo avrà anche negoziato, ma non ha mai dato segno di capire che la questione posta da Whirlpool è figlia delle crepe profonde del nostro sistema-Paese e in particolare della fragilità del Mezzogiorno: carico fiscale sopra la media europea e oneri contributivi in busta paga insostenibili, a fronte di esternalità negative come la burocrazia inefficiente, la giustizia lenta, le infrastrutture, materiali e immateriali, inadeguate, e la minaccia della sicurezza”.
“Spero che il Governo, al di là delle azioni contro l’azienda, abbia pronta una risposta concreta per tutelare i lavoratori a partire dal primo novembre, dal momento che lo stop della produzione nel sito di Napoli era, per i più, un finale già scritto. In secondo luogo confido nell’accelerazione del processo di semplificazione e nel riequilibrio del Piano nazionale per gli investimenti infrastrutturali (il famoso 34% di risorse per il Sud). Il Mezzogiorno e la Campania possono e devono essere competitivi. Senza elemosine, ma solo restituendoci quello che ci compete”, conclude Mazzoni.