Vide il padre ucciso dalla camorra: la figlia negò tutto in cambio di una casa

15 Giugno 2025 - 14:32

Vide il padre ucciso dalla camorra: la figlia negò tutto in cambio di una casa

Katia Scelzo ha visto suo padre morire in un agguato. Era lì, testimone diretta. Eppure, in aula, ha negato tutto. Ha detto che il clan D’Alessandro non esiste. Una dichiarazione scioccante. Ma dietro quelle parole, secondo l’Antimafia, si nascondeva un patto. In cambio del silenzio, avrebbe ricevuto un appartamento.

Secondo la Direzione Distrettuale Antimafia, fu proprio il boss a «regalare» la casa. L’immobile si trova in via Santo Spirito, cuore di Scanzano, feudo dei D’Alessandro. Il giudice ha ordinato il sequestro. Tra i beni bloccati, anche la casa dove vive Katia, 40 anni e vari precedenti.

Durante il processo, ha testimoniato in modo confuso. Ha negato i legami tra il clan e l’imputato. Ha detto che Ingenito non è affiliato. Gli inquirenti hanno subito avuto dubbi. Così sono partiti gli accertamenti.

Quanto può valere una falsa testimonianza? In questo caso, forse un tetto sicuro. Gli investigatori ritengono che la donna abbia ottenuto la casa proprio per aiutare la camorra. Una “ricompensa” per un favore fondamentale: far cadere le accuse per la morte del padre.

La casa fa parte di un sequestro da 25 milioni di euro. I carabinieri di Torre Annunziata hanno bloccato beni, conti, società. Tutto riconducibile al clan stabiese. Tutto sproporzionato rispetto ai redditi degli indagati.

Pietro Scelzo, detto ‘o nasone, fu ucciso nel 2006. L’agguato avvenne nel Centro Antico di Castellammare. Due esecutori furono condannati. Uno, Rapicano, ha poi collaborato. Ha svelato i mandanti: i D’Alessandro, in guerra con gli Omobono-Scarpa.

All’udienza dell’8 febbraio 2022, Katia parlò. Negò tutto. Disse che il clan non esiste. Disse che Ingenito era solo un parente. Una deposizione clamorosa. La precedente udienza l’aveva saltata. Le sue parole hanno spinto l’Antimafia a indagare ancora più a fondo.

Nessuna minaccia, secondo gli inquirenti. Solo un favore “ben pagato”. L’appartamento fu venduto a soli 15mila euro. Un prezzo finto, dice la procura. I soldi non risultano versati. E ora Katia è indagata per corruzione in atti giudiziari, aggravata dal metodo mafioso.

Fonte: Il Mattino

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