Vent’anni fa la tragica vicenda di Filippo Guarracino: morto in Messico senza giustizia

10 Marzo 2024 - 15:28

Vent’anni fa la tragica vicenda di Filippo Guarracino: morto in Messico senza giustizia

2004, Napoli, Filippo Guarracino, giovane laureando in legge napoletano, parte per un viaggio in Messico per festeggiare la vicina laurea. Sono passati vent’anni da quando Filippo mise piede in Messico, precisamente a Playa del Carmen, da dove, però, non fece più ritorno.

Una volta atterrato in Messico, il 10 marzo 2004, i guai per il ragazzo non si fanno attendere. Due giorni dopo l’arrivo oltreoceano, Filippo chiama i suoi amici per comunicargli che la polizia gli ha comminato una multa da 500€ e lo ha trattenuto in cella. Il motivo? Filippo “stava camminando accanto ai veicoli”, banalissima infrazione stradale che però può costare molto cara.

Filippo però non racconta tutto, ha paura. Qualcuno ha fatto irruzione nella sua camera d’hotel e gli ha rubato soldi e passaporto. Sua sorella Mina, dall’altra parte del mondo, pur non conoscendo perfettamente i problemi che stavano sorgendo, contatta la Farnesina.

Intanto Filippo si reca all’aeroporto di Cancùn, dove chiede l’aiuto del Ministero degli Esteri. Ancora una volta però si imbatte nella polizia che gli prende 500€ e non lo lascia andare. Per risolvere la situazione si presenta allora Augusto Pastaccini D’Addario, console onorario di Cancùn. L’uomo spiega che per tornare in Italia sono necessari nuovi documenti. Filippo pertanto non può tornare in patria, ma sarà ospite dal console fino al momento del rimpatrio (che, come richiesto da Pastaccini, costerà 1000€).

Il console, consiglia a Filippo di andare a denunciare il furto.

“Come faccio a dire che è stata la polizia a derubarmi?” confessa a Mina. Ventiquattr’ore dopo essere andato dalla polizia, richiama a Napoli, ancora una volta parla con la sorella: “Mina – capiscimi – i poliziotti sono tornati (in albergo, ndr), li ho visti parlare con il console, non posso dire altro, le telefonate sono registrate. Se non torno in Italia mi uccidono qui”.

Da lì, il vuoto. Il silenzio dura 24 ore. Sarà soltanto Pastaccini a spezzarlo, dichiarando che Filippo è ricoverato in ospedale in seguito ad una rapina finita male. L’ansia e la paura sono palpabili. La Farnesina ordina il rimpatrio, ma Pastaccini comunica che non ce ne sarà bisogno: verrà rimpatriato l’indomani, ma non prima di sottoporlo ad un “ultimo esame medico”.

“Ultimo”, è questa la parola che spaventa la famiglia Guarracino. Non si può far altro che attendere. L’attesa è estenuante, il silenzio dura quasi 48 ore.
Dopodiché la chiamata. Filippo è morto per “infarto del miocardio”. Siamo esattamente dieci giorni dopo il suo arrivo in Messico.

Mentre la famiglia osserva un lungo silenzio, le testate giornalistiche italiane riportano alcune dichiarazioni del consolato messicano. “Il corpo del ragazzo è stato  abbandonato dalla famiglia”, una frase assurda che risuona come una beffa, dati i numerosi ricatti che la famiglia Guarracino sta ricevendo dalle agenzie funebri locali per riavere indietro la salma del figlio.

Il corpo arriverà in Italia solo il 21 aprile. Il pm Roberta de Simeone ordina un nuovo esame autoptico. Il corpo di Filippo Guarracino parla, parla più di quanto il ragazzo non avesse potuto fare nelle ultime ore della sua vita. Evidenti segni di violenze suggeriscono varie aggressioni subite. Sembrano quasi segni di tortura, che potrebbero essere imputate ai poliziotti.

Un articolo del “Diario de lo Yucatan” sul caso di Guarracino, parla di morte per sobredosis de cocaina: overdose, insomma, tutto ciò basta per gettare un’ombra sulla reputazione di Filippo.
Un anno dopo un altro italiano muore in Messico, si tratta di Simone Renda, 34 anni, leccese, che muore in cella dopo le sevizie dei poliziotti messicani. Simone sarà l’unico ad aver giustizia, perché, purtroppo, per Filippo, il caso verrà archiviato, e giustizia non sarà mai fatta.

Fonte: Fanpage.it

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