Mentre si attende il via libera alla somministrazione del vaccino, il vaiolo delle scimmie continua a girare in Italia. Gli ultimi dati del parlano di 505 casi segnalati, di cui 501 sono maschi. Sono arrivate le prime linee guida che non nascondono come, in alcuni casi specifici, possa esserci la possibilità «di fare ricorso alla quarantena».
Per prima cosa, come già abbiamo visto con il Covid-19, i contatti stretti «devono essere identificati il prima possibile e informati del rischio di sviluppare l’infezione». Questi dovranno evitare di donare sangue, organi, latte materno o sperma durante il periodo di sorveglianza. In questo modo, si può arginare l’infezione prima che diventi incontrollabile.
Un auto-monitoraggio, quindi, che prevede il controllo della febbre almeno due volte al giorno e un’attenzione particolare a mal di testa, di schiena o eruzioni cutanee sconosciute nei 21 giorni dall’ultima esposizione. Da evitare anche rapporti sessuali per lo stesso periodo di tempo. Gli asintomatici, invece, possono continuare le attività quotidiane di routine come andare al lavoro e frequentare la scuola.
«Apposite indicazioni sulla strategia di vaccinazione in Italia contro il vaiolo delle scimmie saranno fornite con successiva pubblicazione», si legge nella circolare. Intanto, l’Istituto per le malattie infettive Lazzaro Spallanzani di Roma ha annunciato di essere pronto a iniziare. Tuttavia, deve ancora attendere dal ministero i criteri di definizione della platea e delle fasce d’età. Come spiegato dall’assessore alla Sanità della Regione Lazio, si parla di un vaccino a 2 dosi, con un intervallo l’una dall’altra di 2-3 mesi.
La regione che registra il maggior numero di casi è la Lombardia, con 232, seguita dal Lazio a 104. Sotto ci sono Emilia-Romagna, 57, Veneto, 33, Piemonte, 18, e Toscana, 17. Sono 5 le regioni che ancora non ne hanno segnalato nessuno: Basilicata, Calabria, Molise, Umbria e Valle d’Aosta.