Prosegue l’eclatante vicenda giudiziaria di Antonio De Marco, 21 anni, che ha ucciso a sangue freddo con ben 60 colpi di coltello i due coinquilini, Daniele De Santis ed Eleonora Manta.
La dichiarazione
Ancor più scioccante del gesto abominevole – se possibile – è la sua recente dichiarazione. “Una parte di me è felice di quelle 60 coltellate. Avrei continuato a uccidere se non mi avessero preso”.
Queste parole sono depositate in una delle 25 lettere, che Antonio ha scritto nel primo mese di isolamento nel carcere di ‘Borgo di San Nicola’ a Lecce. Anche durante la detenzione isolata, infatti, l’autore del duplice assassinio non ha esitato ad esprimere sulla carta bianca i propri sfoghi interiori.
Le lettere
Aveva agito così anche nei giorni immediatamente precedenti il delirio: gli agenti hanno ritrovato lettere, carte, diari. Tutto il materiale si trova ora nel fascicolo del processo che prenderà avvio il 18 febbraio davanti alla Corte d’Assise.
In uno di questi scritti Antonio ha annotato: “La cosa peggiore è che sento che se fossi all’esterno il mio impulso di uccidere sarebbe ritornato, sarei scoppiato a piangere, mi sarei arrabbiato, avrei fantasticato su come uccidere qualcuno e poi sarei andato all’Eurospin a comprare patatine e schifezze varie. È facile, per me uccidere è facile. Magari non lo è stato dal punto di vista logistico, ma da un punto di vista emotivo è facile. Ma se uccidere non mi ha fatto ottenere nulla, allora probabilmente sentirei l’impulso di farlo ancora?”.
Parole davvero forti, che suscitano ora e indignazione in chi posa gli occhi su di esse. Parole che accompagnano tristemente una vicenda ai limiti della brutalità e della disumanità, in cui – come avrebbe detto Dante – viene completamente annichilito “lo vincolo di naturale amore tra gli uomini”.
