Un corpo orrendamente martoriato una fine orrenda.Scomparsi anche zio e nipote . Antonio ucciso per soldi. Tanti , troppi gli interrogatori. Il cerchio si stringe

20 Ottobre 2021 - 13:05

Un corpo orrendamente martoriato una fine orrenda.Scomparsi anche zio e nipote . Antonio ucciso per soldi. Tanti , troppi gli interrogatori. Il cerchio si stringe

Sono spariti nel nulla, subito dopo la scomparsa del 22enne, Francesco ed Emanuele, rispettivamente zio e nipote di Antonio Natale.

Per chi sta indagando potrebbero essere loro la chiave di questa storia orribile e sempre più inquietante.

Subito dopo la scomparsa del giovane di 22 anni, anche loro sono spariti nulla.

Che fine hanno fatto?
Sapevano qualcosa sulla morte del giovane e sono scappati?
Sono trattenuti da qualcuno?
Sono coinvolti in prima persone e dunque sono in fuga?

Domande su domande ,a cui gli inquirenti dovranno dare ,una risposta ,
per cercare di chiudere quanto prima ,
le indagini e risalire così agli assassini di Antonio Natale.

Domenico, Francesco ed Emanuele:
sono le persone che avrebbero visto,
per l’ultima volta Antonio Natale ,
prima della scomparsa e successiva uccisione.

Si perchè la procura di Napoli ,
ha aperto un fascicolo per omicidio,
per ora contro ignoti.

Sarà l’autopsia a stabilire,
ciò che sembra oramai certo, ovvero che il 22enne pizzaiolo di Caivano è stato ammazzato.

Ucciso a bruciapelo e lasciato cadavere in un terreno in via Cinquevie nei pressi del campo rom tra Afragola e Caivano.

L’ora del decesso ,è ancora in corso ,
di accertamento, tuttavia pare molto probabile ,che risalga al giorno stesso della scomparsa.

Il corpo aveva alcuni fori compatibili con arma da fuoco.
È stata disposta una autopsia

“Mamma, sto con Domenico…”,
le ultime parole di Antonio prima della scomparsa.

Fari puntati su 3 persone.
“Chiamò la mamma quel giorno,
della scomparsa e disse al telefono ,
che era con il suo amico Domenico.

Il tono con cui lo disse era abbastanza preoccupante.

Inoltre oltre a Domenico c’erano anche lo zio ed il cugino, due persone che al momento risultano irreperibili.

Invece questo suo amico Domenico ,
è stato dalla polizia ed ha raccontato diverse versioni.

Lui ha sempre fatto il pizzaiolo, ha lavorato all’estero, ma da quando era tornato a Caivano aveva iniziato a frequentare brutte compagnie”.

I familiari parlano inoltre di un dettaglio.

“L’auto di questo Domenico al ritorno dal giro da Napoli mostrava segni evidenti di un incidente stradale.

In poco tempo l’ha fatta riparare, come se dovesse nascondere qualcosa.

Poi lo zio ed il cugino sono spariti nel nulla.

Domenico ha detto che al ritorno del giro a Napoli hanno lasciato Antonio al Bronx di Caivano, ma è una zona desolata e buia, nostro fratello non si sarebbe mai fatto lasciare lì.

Temiamo per la sua vita, chi sa qualcosa parli”, dicono i familiari ,
di Antonio hanno organizzato anche una fiaccolata ,contro lo spaccio di droga nel parco Verde.

Picchiato prima dell’omicidio, la stesa ed i soldi spariti: tutti i misteri sulla morte di Antonio Natale

Il corpo della vittima era in uno stato avanzato di decomposizione, al punto che per il riconoscimento è stato necessario vedere i tatuaggi.

Ciò fa sospettare che il corpo era lì da diversi giorni, probabilmente lo stesso giorno della scomparsa, il 4 ottobre.

Era a terra, in nessuna auto.
Da una primo esame esterno, il corpo di Antonio presenterebbe fori compatibili con colpi d’arma da fuoco.

Non una lupara bianca, ma un omicidio commesso probabilmente in un luogo diverso da quello in cui è stato trovato il cadavere, a pochi passi dal campo rom.

A dare la svolta alle indagini è stata una testimonianza e i carabinieri sono andati in quella zona a colpo sicuro e lì hanno trovato un corpo orrendamente martoriato, al punto che per il riconoscimento è stato necessario vedere i tatuaggi.

Antonio Natale, sarebbe stato “colpevole” di aver “rubato” ,
decine di migliaia di euro dalla cassa comune della piazza di spaccio, di aver fatto sparire un carico d’armi, di aver partecipato senza “permesso” ad una stesa di fine luglio nel Parco Verde.

Quando una trentina di ragazzi a bordo di moto di grossa cilindrata, in pieno giorno, esplosero centinaia di colpi di Kalashnikov terrorizzando il quartiere.

Un’azione che costrinse don Maurizio Patriciello a sospendere il campo estivo in parrocchia per salvaguardare l’incolumità dei ragazzini.