UN CONSORZIO DI IMPRESE SICILIANE ACQUISISCE IL CASTELLO DEI NASELLI D’ARAGONA DI COMISO
Comiso (Ragusa) – Un Consorzio di Piccole e Medie Imprese siciliane, nato a Comiso nel 2005 con oltre 6.000 PMI associate, ha acquisito il Castello dei Naselli d’Aragona di Comiso con l’intento di salvaguardare un patrimonio di interesse storico di epoca medievale.
Il Castello, conosciuto storicamente anche come “Palazzo del Conte” sito nel centro storico di Comiso e che si estende su una superficie di 1.300 mq., è l’edificio più antico della città e una delle testimonianze più significative della storia medievale della Sicilia sud orientale. Le sue origini risalgono al periodo bizantino, ma il complesso attuale fu edificato nel XIII° secolo. L’edificio ha subito numerose modifiche e
ampliamenti nel corso dei secoli, in particolare sotto il dominio aragonese, da cui prende il nome. La sua posizione strategica e la robustezza delle sue mura ne fecero un punto di riferimento militare e politico durante le varie epoche storiche. Il Castello è stata la dimora storica della famiglia Naselli d’Aragona, una delle più importanti famiglie nobiliari della Sicilia, che ha governato la città di Comiso dal 1453 al 1816. Tra le sue peculiarità si annoverano le robuste mura difensive e le ampie sale decorate, testimonianze di un passato ricco di storia e cultura.
Il Castello Aragonese è un simbolo della storia e dell’identità del territorio. Questa operazione non solo contribuirà alla salvaguardia di un monumento fondamentale, ma porterà anche benefici economici e sociali al territorio. Siamo nella provincia con i siti della Val di Noto patrimonio dell’UNESCO, nei luoghi dove è stata girata la fiction del Commissario Montalbano e nella città di Salvatore Fiume, Gesualdo Bufalino e Salvatore Adamo. www.castelloaragonesecomiso.it
Cenni Storici sul Castello dei Naselli d’Aragona
Le prime notizie certe sul Castello Aragonese di Comiso risalgono al 1.330 e la sua struttura attuale fu costruito intorno al 1497. Infatti già in alcuni documenti del XIII — XIV sec. si parla del castello di Comiso, e si descrive come “…feudum Comisi cum aliis fortiliciis et edificis …”, quindi, già prima della fine del Trecento Comiso era cinta di solide mura per tutto il perimetro, e aveva torri e castello con antistante
fossato. Intorno al 1392 la proprietà del castello passò da Federico Speciaro ai conti Cabrera, mentre nel 1453 fu venduto a Periconio II Naselli, barone della Mastra (oggi Butera), il cui discendente Gaspare II Naselli nel 1571 fu nominato Conte di Comiso da Filippo I di Sicilia.
Da allora per molti secoli il Castello divenne la dimora stabile della famiglia Naselli, fino a quando nel 1693 un terremoto fece crollare gran parte del castello ad eccezione della torre. I lavori per restaurarlo continuarono fino agli inizi del Settecento, ma la trasformazione a palazzo signorile si ebbe quando arrivò in visita, dimorandovi per qualche tempo con tutto il seguito, il viceré Cristoforo Fernandez de Cordova. Al tempo dei Borboni, Il Castello rimase abbandonato, finché nel 1841, una parte di esso venne trasformata in teatro, passato successivamente al Comune, e la parte bassa fu adibita a carcere mandamentale.
La Famiglia Naselli
I Naselli sono stati una delle più importanti famiglie nobiliari della Sicilia. Secondo gli storiografi la famiglia Naselli ha origini longobarde, precisamente discenderebbe da Palatino (cognominatus “Nasello”), figlio di Liutprando re dei Longobardi, nato intorno all’anno 738. Capostipite del ramo siciliano è Pericone Nasello o Naselli, che si trasferì in Sicilia nel 1298 e si stabilì nel territorio di Piazza Armerina; il 26 giugno
1336 Periconio Naselli ebbe riconosciuta da re Federico III d’Aragona di Sicilia la propria discendenza da Liutprando, fu investito del titolo di barone sul feudo della Mastra (Butera CL). Il privilegio più rilevante per questa famiglia però fu quello concesso da re Alfonso nel 1448, che esentava Periconio e i suoi discendenti da tutte le collette, tasse, donativi, gabelle ed altri obblighi e funzioni, li autorizzava a portare qualsiasi arma (anche proibita).
La Signoria dei Naselli a Comiso (1453-1816)
Il legame della famiglia Naselli con la città di Comiso inizia 4 gennaio 1453 Con Periconio II Naselli che acquista per la somma di 700 once, la baronia di Comiso dal feroce feudatario conte Giovanni Cabrera, costretto a vendere dal Vicerè Lupo Ximenes de Urrea i domini di Comiso, Giarratana e Spaccaforno per saldare gli ingenti debiti ereditati dal padre e contratti per ottenere dalla Corona la remissione delle sue
infamie. Si apre per Comiso un’era di vita nuova e feconda salutata dalla popolazione intera con le più grandi e frenetiche dimostrazioni di giubilo, e anche di soddisfazione per essersi sottratta all’aborrito giogo del conte di Modica. La signoria dei Naselli fu per Comiso quanto di più mite e illuminato potevasi desiderare nei duri tempi feudali. Un indice di sicuro sviluppo si registra nell’aumento degli abitanti che nel 1547, un secolo cioè dopo il loro passaggio nelle mani dei Naselli, aumentano fino a 4.371.
Il 20 giugno 1571 Comiso viene elevata a Contea e Gaspare II Naselli viene nominato Conte di Comiso (detto il Conte Rosso) dal re di Spagna Filippo II, per i servigi resigli come combattente nelle Fiandre e nella lotta contro i Turchi. La signoria del conte GASPARE II Naselli è per Comiso il tempo della sua vera risurrezione economica e sociale. Gaspare II Naselli è sepolto nel monumento funebre posto nella Chiesa di S. Antonio (oggi San Francesco) ed è rappresentato sopra il sarcofago come un guerriero dormente, opera realizzata in marmo attribuita ad Antonio Cagini, vigilato in alto da una deliziosa madonnina. L’Abside è stata dichiarata monumento nazionale.
Ma è grazie alla figura di Baldassare V, che la famiglia Naselli raggiunge una posizione di primo piano nella feudalità isolana. Nel 1724 è Capitano Giustiziere di Palermo e più volte Deputato del Regno. Nel 1734 è inviato a Napoli come ambasciatore di Carlo V, in nome della deputazione del Regno, ottiene l’abito della religione dal Gran Maestro di Malta, è pretore a Palermo nel 1737-38. Avendo intessuto buone relazioni con il nuovo sovrano di Napoli e di Sicilia Carlo di Borbone, Baldassare V ascende a una posizione di grande prestigio alla Corte napoletana: nel 1747 è gentiluomo di entrata del re e maggiordomo
maggiore della regina Maria Amalia, nel 1747 diviene maggiordomo del re e capo della casa reale e nel 1748 presidente del Supremo Consiglio di Sicilia. Baldassare V è anche un indiscusso imprenditore, fautore di un lungo periodo di benessere economico diffuso nei suoi territori. L’obiettivo del Conte di Comiso, Principe d’Aragona e Barone di Castellammare, è quello di creare benessere attraverso la costruzione di industrie, che ovviamente avrebbero usato manodopera locale. Così, ad esempio, nasce la cartiera di Comiso, l’unica esistente in Sicilia e la prima che inizia la produzione di carta, da
quella più ricercata alla più economica, partendo da stracci. Grazie alla sua lungimirante imprenditorialità nascono, nei suoi territori, l’industria del sapone duro, quella delle stoviglie di creta, dei cordami, dei merletti, dei mobili in vimini e delle candele. Viene per questo chiamato a suo tempo “grande artefice di benessere del suo popolo”. Muore a Parigi il 28 maggio 1753 e nella chiesa Madre Santa Maria delle Stelle è stato realizzato un elegante monumento funerario in marmo.