Un’altra tragica morte di un bambino, di soli 9 anni, trovato ieri pomeriggio impiccato in casa a Bari. La procura di Bari ha disposto il sequestro della playstation e di due telefoni, della madre e della sorella adolescente del bambino.
Questo perché si è ipotizzato che potesse trattarsi di un gioco online, come avvenuto qualche giorno fa a Palermo, dove è morta Antonella forse per una sfida su Tik Tok.
Per ora è emerso che non vi siano collegamenti con chat o social network. Non sarebbero emerse, infatti, chat particolari o sfide sui social, ma si procede comunque con l’inchiesta contro ignoti per istigazione al suicidio.
L’applicazione Tik Tok, inoltre, non risulterebbe scaricata. Nonostante questo, la Procura di Bari ha formalmente aperto un fascicolo per istigazione al suicidio contro ignoti per la morte del bimbo.
Nelle prossime ore sarà conferito al medico legale Antonio De Donno l’incarico per l’autopsia per individuare segni, oltre a quello già evidente sul collo, che aiutino a ricostruire la dinamica dell’accaduto.
Il bimbo viene descritto come sereno, sebbene i suoi genitori, entrambi medici, fossero separati da tre anni. A trovare il corpo del bambino è stata proprio la madre, medico, che ha prestato i primi soccorsi in attesa del 118.
Gli inquirenti non escludono alcuna ipotesi, anche quella che si sia trattato di un tragico incidente. Il piccolo conosceva la storia di Antonella, la ragazzina di 10 anni morta soffocata a Palermo forse per una sfida su Tik Tok e per gli inquirenti non è da escludere il «gioco di emulazione».
Era rimasto colpito da quella vicenda e potrebbe aver tragicamente simulato la fine della sua coetanea senza scegliere volontariamente la morte. Ha perso conoscenza per la pressione al collo e a quel punto era troppo tardi per rianimarlo.
Il bambino usava lo smartphone della madre per girare dei filmati. Poco prima di morire aveva fatto un video su Youtube nel quale sorridente diceva di essersi tagliato i capelli.
È l’ultima traccia finora accertata sulle attività online del bambino. Le indagini sono coordinate dal procuratore facente funzione Roberto Rossi con la pm Angela Maria Morea, che al momento continuano a non escludere alcuna pista, eccetto quella della responsabilità diretta di altre persone nella morte del bambino.