Ultim’ora: Zingaretti verso le dimissioni dal PD dopo gli elogi a Barbara D’urso. È guerra nel Partito democratico

25 Febbraio 2021 - 14:33

Ultim’ora: Zingaretti verso le dimissioni dal PD dopo gli elogi a Barbara D’urso. È guerra nel Partito democratico

Nicola Zingaretti è sotto attacco e starebbe meditando di dimettersi dalla carica di segretario del Partito Democratico. Con le correnti all’interno dei dem mai così agguerrite, a complicare le cose ci si è messa anche la vicenda del tweet pro-Barbara D’Urso che ha provocato un vespaio di polemiche scatendando pure la feroce ironia del web.

Fiaccato dalla fine del Conte-bis e dalle seguenti lotte interne per i ruoli di ministro e sottosegretario, dove è emersa anche la questione della scarsa rappresentanza femminile, Zingaretti sarebbe così pronto a un immediato passo indietro.

Una mossa questa in vista dell’assemblea del PD in programma per il 13 e 14 marzo, che potrebbe fare da apripista a un congresso che ormai appare certo possa tenersi il prossimo autunno.

La mossa di Zinga: le dimissioni!

Le dimissioni così potrebbero essere un modo per rilanciare la sfida di Nicola Zingaretti al resto del partito, visto non mancano gli oppositori a una alleanza strutturale con il Movimento 5 Stelle e i nostalgici di Matteo Renzi.

La notizia ormai circola da diverse ore. Nicola Zingaretti starebbe seriamente valutando le dimissioni dalla carica di segretario del Partito Democratico, tanto che si parla di un passo indietro ormai imminente.

In tanti a cominciare dal ministro Dario Franceschini starebbero però cercando di dissuaderlo, visto che pur restando come traghettatore le dimissioni potrebbero gettare il PD nel caos.

Troppe correnti

Il Fatto Quotidiano parla di un Nicola Zingaretti amareggiato per fare ormai da “notaio degli accordi tra le correnti”, senza contare quanto il segretario si sia speso negli ultimi tempi per difendere Giuseppe Conte.

Sempre il Fatto riporta di un malcontento per non essere stato inserito nella squadra di governo, un suo ingresso avrebbe comportato un incarico da ministro anche per Matteo Salvini, oltre alla tentazione di candidarsi a sindaco alle prossime elezioni amministrative a Roma.

Le dimissioni così potrebbero essere una sorta di rincorsa per lanciare la sfida del congresso, momento decisivo per un Partito Democratico che si trova di fronte a una sorta di bivio strategico.

Da una parte c’è Zingaretti sostenuto da Orlando e da Bettini che vorrebbe sancire un’alleanza con il Movimento 5 Stelle e con la sinistra, affidando a Conte il ruolo di federatore di questo nuovo Ulivo.

Dall’altra invece c’è la corrente Base riformista che fa capo al ministro Lorenzo Guerini, che invece vorrebbe volgere il proprio sguardo ai moderati e magari a una ricucitura dello strappo con Matteo Renzi e i suoi.

L’asse Bonaccini

Da tempo si parla di Stefano Bonaccini come sfidante in pectore di Nicola Zingaretti in rappresentanza di questa corrente. Il presidente dell’Emilia Romagna in partita avrebbe anche l’appoggio dei sindaci Giorgio Gori e Dario Nardella.

Resta da capire adesso se Zingaretti deciderà di dimettersi dando così il via alla lunga corsa per la segreteria, oppure se come consigliato dai big a lui più vicini sceglierà di restare in sella mantenendo il timone del Partito Democratico in un momento così delicato sia dal punto di vista sociale che politico.

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