Ultim’ora: Lockdown e indennizzi. La riunione delle Regioni col Governo. Ecco cosa si prevede

20 Febbraio 2021 - 22:28

Ultim’ora: Lockdown e indennizzi. La riunione delle Regioni col Governo. Ecco cosa si prevede

Uniti nell’appello al premier Mario Draghi affinché il governo cambi passo sui vaccini e sulle norme che determinano i colori, ma divisi sulla richiesta di un’Italia «tutta arancione».

I governatori, che oggi hanno tenuto una discussione sulla valutazione dell’attuale sistema di regole per la gestione e il contenimento della pandemia di Coronavirus in vista del prossimo decreto, hanno chiesto all’esecutivo che, «per i provvedimenti che introducono restrizioni particolari per singoli territori, si attivino contestualmente gli indennizzi per le categorie coinvolte».

E a questo scopo, ha detto il presidente dell’Emilia-Romagna e della Conferenza delle Regioni, Stefano Bonaccini, «è anche necessario che i provvedimenti restrittivi regionali siano adottati con l’intesa del ministro della Salute».

L’Italia «tutta arancione» divide

Dalla riunione non è invece emersa una linea unitaria sulla zona arancione nazionale evocata in mattinata. L’idea non avrebbe trovato sponda principalmente tra le fila dei presidenti di Regione del centrodestra, tra cui il governatore Giovanni Toti.

Il presidente della Liguria vorrebbe infatti una «zona gialla nazionale», che preveda «maggiori riaperture per sport, palestre e piscine, spettacolo, e consentire ai ristoranti di scegliere se aprire a pranzo o a cena, per dare a tutti l’opportunità di lavorare», focalizzando invece le chiusure e i passaggi in “zona rossa” a livello locale e comunale.

Una posizione, questa di Toti, simile a quella di Matteo Salvini che oggi ha chiesto interventi «rapidi e circoscritti» nelle zone con un maggior numero di casi, senza però gettare «nel panico l’intero Paese».

I tempi per decidere sono stretti. Lunedì 22 febbraio, a partire dalle 9.30, è in programma un Consiglio dei ministri che discuterà, tra le altre cose, del prossimo decreto Covid, contenente – fa sapere Palazzo Chigi – «ulteriori disposizioni urgenti in materia di contenimento dell’emergenza epidemiologica».

Bonaccini: «Sui vaccini serve un cambio di passo»

Sul tavolo della riunione odierna tra le Regioni, anche la questione dei vaccini. Preoccupa la riduzione delle forniture annunciata da AstraZeneca, tant’è che il governatore della Lombardia Attilio Fontana ha chiesto al presidente Draghi di «far sentire la propria voce in Europa».

Duro anche il segretario del Pd e presidente della regione Lazio, Nicola Zingaretti, che ha detto: «L’Italia tuteli gli interessi nazionali e le programmazioni delle Regioni, intanto prepariamoci alla produzione di vaccini validati da Ema e Aifa da parte delle nostre aziende».

Bonaccini ha commentato: «Lavoro comune ed intesa fra tutte le Regioni che nelle prossime ore presenteranno al governo una piattaforma di proposte in vista del prossimo Dpcm, nella convinzione che occorra un deciso cambio di passo nella campagna vaccinale e per la ripresa economica. Anche per questo abbiamo chiesto al Governo un incontro urgente».

Ritardi sui vaccini

Questa volta a consegnare meno dosi del previsto è stata Astrazeneca che ieri avrebbe dovuto far arrivare in Italia 560.000 dosi e che invece ha operato un taglio dell’11 per cento consegnandone 60.000 in meno.

Novemila dosi in meno sono giunte nei centri vaccinali del Lazio, 5.000 in meno in Emilia Romagna e via via in proporzione in tutte le altre regioni che hanno già avviato da pochi giorni le vaccinazioni di insegnanti, forze dell’ordine, militari. Ad alcune regioni i tagli sono stati annunciati per la consegna prevista il 28 febbraio.

“Gravissima la riduzione improvvisa della consegna di vaccini Astrazeneca. Noi ce la stiamo mettendo tutta ma con questa incertezza è tutto più difficile.

L’Italia tuteli gli interessi nazionali e le programmazioni delle Regioni, intanto prepariamoci alla produzione di vaccini validati da Ema e Aifa da parte delle nostre aziende”, dice il presidente della Regione Lazio e segretario del Pd, Nicola Zingaretti.

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