Ultim’ora: il Draghi bis non è un miraggio, c’è un retroscena clamoroso!

18 Luglio 2022 - 8:31

Ultim’ora: il Draghi bis non è un miraggio, c’è un retroscena clamoroso!

Finirà così, con un Draghi-bis. L’hanno capito anche i muri che il governo non può cadere. Mattarella al voto anticipato non ci andrà mai. Aprire le urne a fine settembre vuol dire saltare la legge di bilancio per il 2023, la cosiddetta Finanziaria, quindi aprire la via all’’’esercizio provvisorio’’, che vuol dire la paralisi politica del paese. Mercoledì prossimo la tempesta si placherà e Draghi potrà portare il governo al voto che il Quirinale ipotizza per il 21 maggio 2023.

A questo punto, sorge naturale la domanda: se i grillini di Conte sono il caos, perché Draghi, che finalmente con il neo partito scissionista di Di Maio ha i numeri sufficienti per buttarli fuori, non fa un governo senza di loro?

Perché la tempesta o, se preferite la pagliacciata, ha origine anzitutto dalla insipienza politica di un avvocato, Giuseppe Conte, e di un banchiere, Mario Draghi, che sono stati scaraventati ai vertici della cosa pubblica, senza una specifica formazione, ignorando bellamente che in politica uno più uno può fare due ma anche zero o dieci.

Una volta fuori dal tran tran istituzionale, ben coperto dalla pandemia, Conte alla guida dei 5stelle non ne ha azzeccata una, facendo sprofondare nei sondaggi il movimento dal 20 per cento al 7/8 di oggi. Da parte sua l’ex presidente della Bce, a forza di inanellare gaffe, sta scoprendo che l’arte del governo non contempla dichiarazioni perentorie, del tipo: “Non c’è un governo senza i Cinquestelle”. Espressa inutilmente ben due volte (per far felice l’ego di Conte), è dura poi ritornare sui propri passi, far finta di niente e mettersi alla guida di un nuovo esecutivo senza gli scappati di casa Conte.

Non solo. C’è la famosa sinistra dei Bettini, Boccia, Orlando, Provenzano, quella che voleva annegare il Pd nei 5stelle indicando Conte come ‘’punto di riferimento dell’area progressista”, che non ha mai nascosto la sua insofferenza per il governo Draghi e il draghismo. Ora si disperano fino al punto di porre come condizione irrinunciabile per andare avanti la permanenza dei 5stelle.

Uno stallo che ieri ha costretto Letta, con quel faccino invecchiato da chierichetto pipparolo, a piagnucolare un penoso appello per riportare sulla barca del governo Draghi i grillini. Prendete i fazzoletti: “Mercoledì siano della partita, rilanciando i grandi contenuti sociali, tenuto conto che il rapporto con i sindacati si è finalmente aperto e scongelato”, ha singhiozzato il segretario dei Dem.

Ma il problema di Orlando, Boccia e compagnucci non è quello che preoccupa granché Letta, giacché ha dalla sua parte tutto il resto del partito, da Franceschini agli ex renziani, e poi non si vede all’orizzonte alternative a Enrichetto.

Letta ha un altro problema: ‘’coprire’’ Draghi. Quella stoltezza politica che gli ha fatto dire ben due volte “Non c’è un governo senza i Cinquestelle”. E aspetta di conoscere i numeri di quelli che lasceranno Conte per salire sulla scialuppa di “Giggino” (sono già 61) per togliere l’alibi a Draghi. Quello che segue è l’ultima, buona notizia:

ALMENO ALTRI 20 PARLAMENTARI GRILLINI PRONTI A LASCIARE CONTE PER EMIGRARE NEL NUOVO GRUPPO DI DI MAIO. ALL’ASSEMBLEA DEL M5S OGGI SU 46 ELETTI, 19 HANNO DICHIARATO ESPRESSAMENTE CHE VOTERANNO LA FIDUCIA A DRAGHI – GOVERNISTI NEL MIRINO ‘TRADITORI, VI SPUTERANNO ADDOSSO’

Clima a tratti teso nel corso dell’assemblea congiunta M5S di questa mattina. La maggioranza dei parlamentari intervenuti si è schierata nettamente a favore della linea del leader pentastellato Giuseppe Conte, ma non sono mancati

appelli a sostegno della fiducia al governo presieduto da Mario Draghi.

Una crepa, quella tra ‘contiani’ e ‘governisti’ che rischia di allargarsi sempre di più e di produrre una nuova frattura interna al M5S dopo la scissione di Luigi Di Maio. Durante la riunione in video-conferenza iniziata alle 10.30 (e che si aggiornerà alle 18) i toni si sono surriscaldati quando – apprende l’Adnkronos – la senatrice Giulia Lupo ha puntato il dito contro i “tiratori scelti” che a suo dire starebbero destabilizzando il M5S dall’interno:

Rispetto le idee di tutti, ognuno fa le sue scelte. Ma se lo specchio non può sputarvi, allora forse potrebbe iniziare a farlo qualcuno di noi…”, le parole al vetriolo della parlamentare contiana.

Secondo quanto viene riferito, più di qualcuno avrebbe apostrofato i governisti con un esplicito “un abbraccio ai traditori”. Tra i più bersagliati dalle critiche ci sarebbe Maria Soave Alemanno (membro del direttivo grillino alla Camera e delegata d’Aula) che non a caso ieri è stata una delle prime a manifestare la sua intenzione di continuare ad appoggiare il governo Draghi.

Nel mirino di alcuni contiani anche il capogruppo Davide Crippa: “In Consiglio nazionale devi rappresentare il pensiero della maggioranza e non portare la tua opinione personale”, l’accusa indirizzata al presidente dei deputati, contrario all’ipotesi di innescare una crisi di governo. Particolarmente ‘duri’ nei confronti dei filo-governativi sono stati gli interventi di Leonardo Donno, Sebastiano Cubeddu e Gilda Sportiello.

E’ un clima da caccia alle streghe”, si sfoga con l’Adnkronos un parlamentare, “è impossibile esprimere un’opinione in dissenso senza essere tacciati di essere dei pupazzi di Di Maio”. Qualcuno in chat arriva a evocare metodi da repressione fascista verso i dissidenti.

Ad ogni modo la bilancia del consenso interno pende dalla parte di Conte: “46 parlamentari intervenuti finora sono sulla linea del leader, 19 sono per dare la fiducia a Draghi, 3 gli indecisi”, spiega un eletto contiano ‘armato’ di pallottoliere. Ma la partita è ancora lunga.