Ultim’ora: a un passo dalla crisi. I 5S non votano alla camera

11 Luglio 2022 - 17:03

Ultim’ora: a un passo dalla crisi. I 5S non votano alla camera

La Camera ha dato il via libera al decreto Aiuti con 266 voti a favore e 47 contrari. Ma senza i voti dei 5 stelle che sono usciti dall’Aula. “Un testo” che è stato “blindato” e quindi, secondo il Movimento, non abbastanza discusso con le forze di maggioranza. La decisione di Giuseppe Conte e dei suoi crea un ulteriore strappo dentro la maggioranza.

I numeri del voto – Scorrendo i tabulati, emerge che complessivamente non hanno partecipato alla votazione 227 deputati, oltre agli 88 assenti giustificati perché in missione. Su 104 deputati del M5s (non si calcola il presidente della Camera Roberto Fico) sono 85 quelli che non hanno partecipato al voto, seguendo l’indicazione del partito (altri 18 erano in missione). Sempre secondo i tabulati, si contano 41 assenti non giustificati nella Lega (altri 15 in missione), 28 in Forza Italia (altri 9 in missione), 16 nel Pd (altri 13 in missione) e 11 in Italia viva (altri 6 in missione).

Superbonus e inceneritore, perché i 5 stelle non votano il decreto – La diserzione dei 5 stelle è stata ufficializzata in Aula dal capogruppo M5s Davide Crippa durante le dichiarazioni di voto: “Il nostro sostegno al governo è stato esplicitato con la fiducia”, ha sottolineato, ribandendo che “oggi per questioni puntuali, pur rilevando l’utilità di parte delle misure ma non valutando bene i metodi annuncio il mio gruppo non partecipa alla votazione finale”. In particolare, il M5s contesta lacune su due punti considerati centrali. Innanzitutto, ha detto, “ci aspettavano decisamente di più sul Superbonus, all’interno di questo decreto volevamo una voce più uniforme e pesante”. Poi, “non abbiamo trovato una spiegazione razionale nella forzatura perpetrata in Consiglio dei ministri e in Parlamento quando si è voluto inserire la questione dell’inceneritore di Roma. Abbiamo provato a modificare quel provvedimento”, ha detto, sottolineando che “la strada dell’incenerimento non può essere la prima soluzione per una problematica così complessa. Non risolve la vera emergenza degli italiani, che è l’impennata del prezzo dell’energia”.

La prossima sfida: il Senato – Centrale la giornata di giovedì prossimo al Senato dove il voto, sempre sul Dl Aiuti, non può essere disgiunto: bisognerà dire sì o no alla fiducia e, dunque, al decreto che ha dentro la dibattuta norma, contestata dal M5s, che apre la strada al termovalorizzatore a Roma. L’idea che prevaleva già la scorsa settimana tra i senatori M5s era quella di non partecipare al voto in Aula, così da non impattare sulla tenuta del governo, ma lanciando al contempo un segnale forte a Palazzo Chigi. Al Senato un’eventuale assenza dei 5 Stelle sarebbe ancor più fragorosa, con conseguenze potenzialmente dirompenti.

Le richieste del Movimento e la risposta attesa di Draghi – La tensione tra Draghi e il Movimento 5 stelle è molto alta da settimane. La settimana scorsa, durante un incontro che avrebbe dovuto essere risolutivo, Giuseppe Conte ha consegnato al premier una lettera con i 9 punti sui quali il M5s si aspetta una svolta entro fine luglio. Martedì ad esempio, Draghi vedrà i sindacati per parlare di lavoro e al centro si ci saranno alcuni dei tempi più delicati per i 5 stelle, dal taglio del cuneo fiscale al salario minimo.