Giorgia Meloni, sul palco di piazza del Duomo a Milano, ha dichiarato: “In Europa sono tutti preoccupati per la Meloni al governo e dicono cosa succederà? Ve lo dico io cosa succederà, che è finita la pacchia e anche l’Italia si metterà a difendere i propri interessi nazionali come fanno gli altri, cercando poi delle soluzioni comuni”.
La stessa leader di FdI ha spiegato la chiave di lettura del suo progetto in una lettera al Foglio di qualche giorno fa. Nella lettera si parla di un’Europa “confederale, rispettosa della sussidiarietà e delle sovranità nazionali, che faccia meno cose ma le faccia meglio”. E per realizzare la sua idea di Unione Europea, Meloni vuole cambiare tre articoli della Costituzione, come spiegato nel 2018.
Gli articoli in questione sono: l’articolo 97, che afferma che le pubbliche amministrazioni devono tenere il bilancio in equilibrio in coerenza con l’ordinamento Ue. Poi l’articolo 117, in cui si dice come lo Stato debba fare le leggi nel rispetto dell’ordinamento comunitario. E infine l’articolo 119, secondo cui anche regioni e comuni devono legiferare attenendosi ai vincoli comunitari.
Sarebbe quindi possibile far sì che la nazione possa anche agire in modo non conforme a quanto accordato normalmente a Bruxelles.
Ad esempio l’Italia potrebbe decidere di non rispettare le regole del patto di stabilità. O anche adottare una propria e autonoma politica agricola, o una politica di regolazione dei flussi migratori, o una politica per fronteggiare il riscaldamento globale.
La cooperazione europea è stata spesso di aiuto: ci ha permesso di gestire al meglio il post pandemia, per esempio, con un piano di aiuti come Next Generation Eu. L’assenza di cooperazione ha invece generato caos per quanto concerne i flussi migratori dall’Africa e da Medio Oriente.
Sarebbe quindi possibile per Giorgia Meloni governare il paese in aperto conflitto con i principi della cooperazione europea.