Matteo Renzi ci metterà la faccia alle prossime elezioni,pronto a candidarsi in cinque città italiane.
Con l’obiettivo di raggranellare almeno un milione di voti. Ovvero quelli che servono per superare la soglia del 3% del Rosatellum. E portare un drappello di fedelissimi in Parlamento: 8-10 deputati e 3-5 senatori.
Le città prese in oggetto saranno Firenze,Napoli,Roma,Milano e Torino.
Inoltre l’ex premier ha rifiutato il «diritto di tribuna» accettato da Luigi Di Maio (anche se il Pd smentisce). Consapevole del fatto che l’accordo tra Calenda e Letta potrebbe favorirlo con i voti in (presunta) uscita dal centrodestra. Ma anche pronto a fare all-in tutto in queste elezioni. Tanto da dire che stavolta «mi gioco l’osso del collo».
Per trainare consensi a Italia Viva, secondo la tesi che circola in queste ore. Ma per il senatore di Firenze si prepara anche qualche sfida nell’uninominale. Dove ha intenzione di sfidare Di Maio o altri nomi “simbolici”. E lavora soprattutto sulla Toscana. Ovvero nella regione in cui il Partito Democratico ha ancora qualche collegio sicuro da spendere. Secondo gli obiettivi di Renzi in Toscana bisogna almeno superare il 10%. E per farlo il leader di Iv ha in mente di coinvolgere tutti i big locali e i portatori di preferenze che ancora lo seguono.
Come Stefania Saccardi, vicepresidente della Toscana nella giunta Giani. O Alessandro Cosimi, ex sindaco di Livorno del pre-Nogarin. Oppure l’europarlamentare fiorentino Nicola Danti (che ha preso 53 mila preferenze personali alle ultime Europee). A tutti, spiega Lorenzo Di Cicco, verrà chiesto di impegnarsi in prima persona. È una sfida anche al Pd, che Renzi ha ribattezzato, «la gioiosa macchina da guerra» (un soprannome dagli echi occhettiani). Nel frattempo dall’1 al 3 settembre tornerà anche la Leopolda. Che sarà «la più importante tra le 12 edizioni».
Ieri Renzi ha lanciato,su facebook, parole non dolci nei confronti del diritto di tribuna riservato a Di Maio:
«Un posto garantito come capolista del PD a tutti i leader dei partiti in coalizione. Così sono sicuri di entrare in Parlamento. Lo hanno proposto anche a noi. Pare che al momento abbia accettato di prendere questo posto e correre con il simbolo del PD, Luigi Di Maio. Amici miei, ma la dignità dov’è? Ho lasciato il PD perché non condividevo le idee di quel gruppo dirigente. Io non mi faccio adesso candidare da quel partito per salvare una poltrona. Le idee valgono più dei posti. Per me la politica è un ideale, non un centro per l’impiego». Dal Nazareno però smentiscono: nessun diritto di tribuna è stato offerto a Renzi. Anche perché ha deciso di non far parte della coalizione di centrosinistra.