Mercoledì ci sarà la resa dei conti su chi,nel centrodestra,dovrà rappresentare,come candidato premier,la coalizione alle prossime elezioni.
La distribuzione dei collegi tra le forze della coalizione, perché con il Rosatellum molto del risultato dipende dai candidati nei collegi uninominali. E la premiership, ovvero chi sarà il presidente del Consiglio in caso di vittoria alle urne. Nel centrodestra finora la regola è stata che il leader del partito che prende più voti sarà poi colui che indicherà il nome del premier. Ma Lega e Forza Italia sembrano avere qualche problema con Fratelli d’Italia: Salvini e Berlusconi potrebbero puntare su “metodi alternativi” per togliere la leadership a Giorgia Meloni. Nei giorni scorsi si era parlato della possibilità, per il centrodestra, di puntare a una “rosa di nomi” per risolvere la questione. Ma anche di un’alleanza elettorale tra Carroccio e Fi per superare Fdi alle urne. Ora sul tavolo c’è un’altra idea.
Il Corriere della Sera racconta oggi che il più critico nei confronti della regola è oggi Berlusconi. Il quale si candiderà senatore e punta alla presidenza di Palazzo Madama in caso di vittoria della sua coalizione. Con uno sguardo (interessato) anche al Colle in caso di dimissioni di Mattarella. Salvini, a parole, sostiene la regola. Anche perché pensa di poter superare all’ultima curva Fratelli d’Italia e riuscire a vincere al fotofinish. L’idea è di proporre una mediazione. Che avrebbe questi termini: non si indicherà da subito un candidato premier (anche se nei simboli delle liste ci saranno i nomi dei leader). Si dirà che chi arriva primo avrà diritto di dare un’indicazione. Ma poi, dopo le elezioni si faranno i conti veri. E lì arriveranno le vere proposte.
Come quella di Antonio Tajani premier. Lui ha già detto di essere a disposizione. L’altra ipotesi è quella di indicare un nome esterno. Per le candidature, la proposta di Forza Italia e Lega a Fdi è quella di dividerle in parti uguali. Fratelli d’Italia invece, forte dei risultati nei sondaggi, vorrebbe avere il 50% dei posti. La questione non è da poco. Perché l’idea è che possa andare a intersecarsi proprio con quella della premiership. Come? Attraverso un voto. Ma non quello degli elettori.
E veniamo al punto. Secondo alcuni retroscena pubblicati oggi da il Fatto Quotidiano e da Il Messaggero Salvini e Berlusconi potrebbero utilizzare un altro metodo per arrivare all’indicazione del premier. Ovvero proporre che lo indichi non il partito che ha preso più voti a livello di lista. Ma quello che avrà più parlamentari tra Camera e Senato. E quindi già adesso si potrebbe pensare che se Lega e Fi formeranno un gruppo unico sia a Montecitorio che a Palazzo Madama dopo le elezioni potrebbero avere più eletti rispetto a Fdi. Uno stratagemma che porterebbe così anche Meloni a scegliere un compromesso per il nome che andrà a Palazzo Chigi. E che potrebbe finire per annullarsi se alla fine FdI riuscisse lo stesso a prendere più eletti della sommatoria di quelli degli altri due partiti.
Qualche giorno è venuta alla luce anche di un’altra ipotesi: la stessa regola dice che indica il premier chi prende la maggioranza dei voti della coalizione. E se Forza Italia e Lega si presentano insieme alle elezioni, la somma dei voti potrebbe superare quella di Fdi.
Intanto la leader di Fdi, la più accreditata dai sondaggi ad ottenere quei voti in più per candidarsi a palazzo Chigi in caso di vittoria dell’alleanza, già protesta. «Con la campagna elettorale è ripartita, puntuale come sempre, la macchina del fango contro me e Fratelli d’Italia. Aspettatevi di tutto in queste settimane, perché sono consapevoli dell’imminente sconfitta e useranno ogni mezzo per tentare di fermarci», dice. Si riferisce alla sinistra. Ma forse comincia a pensare anche agli alleati.