Fuochi di artificio finali, con ben 7 spettacoli in programma, nella penultima giornata (8 luglio) del Campania Teatro Festival diretto da Ruggero Cappuccio. A cominciare da quelli garantiti da John Malkovich, che alle 21 in prima nazionale al Politeama di Napoli sarà il protagonista, con la straordinaria attrice lituana Ingeborga Dapkunaite, dell’illuminante mistero di “In the solitude of cotton fields” di Koltès, per la regia di Timofey Kuliabyn, in lingua inglese con sovratitoli in italiano. Il plot narrativo è apparentemente molto semplice: in una strada buia, un venditore cerca di proporre la sua merce, non è specificato cosa, a un acquirente. Un’opera, scritta nel 1985, dove il tentativo di transazione assume via via significati sempre più profondi. Il regista John Malkovich in occasione della cerimonia del 63° Globo d’Oro a Roma ha conquistato il Gran Premio della Stampa Estera.
“Il testo di Koltes è molto denso, verboso, pieno di allusioni, immagini poetiche e complessi intrecci– spiega il regista-. L’autore sembra voler confondere lo spettatore piuttosto che aiutarlo a comprendere il conflitto. Non è immediatamente chiaro allo spettatore (come al lettore, magari dopo aver letto il testo una sola volta) che l’oggetto del commercio sia la lussuria sessuale. Poiché entrambi i personaggi sono maschi, capiamo che si tratta di un’opera omoerotica. Ed entrambi gli uomini devono confessare la loro lussuria. Tuttavia, né l’uno né l’altro vogliono chiamare le cose con il loro vero nome, parlano a vuoto e ci appare chiaro che questa disputa non si risolverà. Oggi, il tema della lussuria proibita, non detta, ma irresistibile, deve essere rivelato in modo diverso. Il nostro spettacolo parla di perversione sessuale, di un desiderio nascosto che è punibile, riconosciuto come criminale da qualsiasi società, secondo le leggi di oggi. Nel nostro spettacolo ci sono due attori – Ingeborga Dapkūnaite e John Malkovich – ma non due personaggi. Siamo nel subconscio, nell’incubo di qualcuno, che non è fisicamente in scena. Vive in una terribile disarmonia interna perché ha capito che il suo desiderio sessuale è di natura criminale. Ma questa è la sua natura e non può combatterla. Vorrebbe ammetterlo a sé stesso, ma non può, perché è spaventoso e pericoloso. Siamo di fronte a un uomo che lotta senza sosta con sé stesso. È una proiezione della sua coscienza, un incubo in cui cerca costantemente di venire a patti con sé stesso. Per questo motivo, si presenta con questi due personaggi, il venditore e l’acquirente. Due entità in lotta. Più si va avanti, più si capisce il senso della storia. Gli attori cambieranno ruolo durante la rappresentazione. E dopo un po’ ci renderemo conto che si tratta del monologo interiore di una persona che si scompone in un dialogo. È l’ultimo dialogo prima della tragedia…”. Un’idea che, come spiega ancora Kuliabyn, “è realizzata con un supporto tecnico piuttosto complesso. Oltre agli attori, lo spettacolo vede coinvolti cinque videografi che lavorano online. Pertanto, la performance sarà molto spettacolare: con effetti video, con primi piani dei volti degli attori”. Si replica il giorno dopo, 9 luglio, alle 19.
Non meno interessante la proposta del teatro Nuovo di Napoli, dove alle 19 di sabato e alle 21 di domenica si potrà assistere a “Un sogno a Istanbul” di Alberto Bassetti, liberamente tratto da “La Cotogna di Istanbul” di Paolo Rumiz. Lo spettacolo, con Maddalena Crippa, Maximilian Nisi, Mario Incudine e Adriano Giraldi, è diretto da Alessio Pizzech. Il romanzo, edito da Feltrinelli, racconta di Max e Maša e del loro amore. Maximilian von Altenberg, ingegnere austriaco, viene mandato a Sarajevo per un sopralluogo nell’inverno del ’97. Un amico gli presenta la misteriosa Maša Dizdarevi, “occhio tartaro e femori lunghi”, austera e selvaggia, splendida e inaccessibile, vedova e divorziata, due figlie che vivono lontane da lei. Scatta qualcosa. Un’attrazione potente che però non ha il tempo di concretizzarsi. Max torna in patria e, per quanto faccia, prima di ritrovarla passano tre anni. Sono i tre anni fatidici di cui parlava “La gialla cotogna di Istanbul”, la canzone d’amore che Maša gli ha cantato. Maša ora è malata, ma l’amore finalmente si accende. Da lì in poi si leva un vento che muove le anime e i sensi, che strappa lacrime e sogni. Da lì in poi comincia un’avventura che porta Max nei luoghi magici di Maša, in un viaggio che è rito, scoperta e resurrezione. Dal best seller di Paolo Rumiz, Alberto Bassetti trae un testo teatrale di grande forza e suggestione, “avvolgente come una storia narrata intorno al fuoco”.
Da non perdere anche l’appuntamento delle 18 in Villa Floridiana (Teatrino di Verzura) con la sezione Letteratura. “Tu con me” è l’incontro tra Elisa Ruotolo e la meravigliosa poesia di Antonia Pozzi, che si tolse la vita a soli 26 anni. Le parole dell’una vanno in comunione con quelle dell’altra, si sono fatte compagnia, hanno preso altre forme. Alla scoperta di chi ha detto prima di lei quel che più le stava a cuore e non sapeva di dover dire. Ne è nato, tra l’altro, un libro che si intitola “Una grazia di cui disfarsi. Antonia Pozzi: il dono della vita alle parole”, edito nel 2018 da Rueballu. “Con le parole sono entrata nel mondo e il mondo -spero- vorrà tenermi. Come il testimone messo ai ferri per troppa verità. Ti amo, poesia, almeno quanto me ne vergogno. E se è vero che si viene feriti solo da ciò che davvero si ama, allora sarai la mia freccia nel fianco: l’eterno rimorso di non essere compresa”.
Proviene, invece, dall’ultima edizione di “Quartieri di vita. Life infected with social theatre!”, organizzato dalla Fondazione Campania dei Festival, con il sostegno dell’Istituto Lituano di Cultura a Roma e di Eunic Global, lo spettacolo “Earthquakes”, in scena alle 21 al Teatro Tan di Piscinola. Il Laboratorio nasce dall’incontro tra il drammaturgo e il regista lituani Rimantas Ribaciuaskas e Mantas Janciauskas,Lello Serao e un gruppo di donne abitanti delle Vele di Scampia o di altri complessi popolari dello stesso quartiere. Il terremoto, quello del 1980 che ha segnato una trasformazione sociale e urbana del quartiere dell’area nord di Napoli, fa da filo rosso di una narrazione corale, insieme ai tanti terremoti interiori che queste donne hanno dovuto affrontare e che hanno scelto di restituire al pubblico senza né filtri né mediazioni. Gli argomenti affrontati sono moltissimi: quello della violenza, sia quella criminale che quella maschile, il ricatto della povertà, le speranze di cambiamento e di riscatto spesso tradite. Tutte tematiche apparentemente connesse alla specificità metropolitana napoletana ma che con differenti declinazioni in realtà sono riscontrabili in tantissimi territori periferici ed emarginati. Earthquakes è una immersione nella realtà cruda e dura dei margini delle nostre città, raccontati attraverso la voce di donne dalle biografie incredibili. Questo progetto è sostenuto nell’ambito del programma “Culture Moves Europe”, finanziato dall’Unione Europea, e con il supporto del Goethe Institut.
Gli altri appuntamenti dell’8 luglio sono tre. Quello di Gea Martire che, nell’ambito del “Sogno Reale” legge nella località Foresta di Tora e Piccilli (Ce) “La cappella di famiglia” di Marco Perillo; le repliche alle 17 e alle 22 dello spettacolo arabo-tedesco “Existenz” alla Sala Assoli di Napoli; e alle 18, 19.30 e 21 di “Animate”, performance-installazione di Chris Salter, in programma al Next- Ex Tabacchificio Saim di Borgo di Cafasso a Capaccio-Paestum (Sa).
Sul sito campaniateatrofestival.it sono consultabili le promozioni ed è possibile acquistare i biglietti per gli spettacoli. Il Campania Teatro Festival, parte rilevante della rete Italia Festival e dell’EFA (European Festival Association), è finanziato dalla Regione Campania e si avvale anche di un contributo annuo del Ministero della Cultura per il suo schema multidisciplinare.