Stato di emergenza, il Green pass verso la proroga fino all’estate 2022: cosa cambia per smart working e viaggi

2 Novembre 2021 - 15:21

Stato di emergenza, il Green pass verso la proroga fino all’estate 2022: cosa cambia per smart working e viaggi

Mancano, meno di due mesi al 31 dicembre, ma sul tavolo del governo ,
la questione più importante ,
è già la scadenza degli strumenti messi, in campo fino ad oggi ,per la gestione della pandemia.

Stato di emergenza e Green pass infatti, hanno bisogno di una nuova proroga.

L’intenzione del governo è ,
definirla al più tardi entro fine novembre. Come?

Le ipotesi sul tavolo sono diverse. 

Per quanto riguarda il Green pass, 
si ragiona sulla possibilità di estenderlo per un numero di mesi ancora maggiore, fino all’inizio della prossima estate.

L’idea dell’esecutivo, è, che in questo modo ,si possa dare nuovo impulso ,
alla campagna vaccinale ,(sia quella ordinaria che quella per la terza dose), spingendo verso l’immunizzazione anche i no-vax più difficili da convincere, quelli che oggi puntano a “vivacchiare” fino a dicembre, destreggiandosi tra certificati di malattia e tamponi.

Per lo stato di emergenza invece ,
la situazione è differente.

Secondo la legge ,che lo regola ,
(decreto n.1 del 2018), questo non può essere rinnovato per più di 24 mesi.

Vale a dire che, essendo stato prorogato per la prima volta ,il 31 gennaio 2020, con gli strumenti attuali ,lo si potrebbe al massimo prorogare,
fino al prossimo 31 gennaio 2022.

Tuttavia, come già accaduto ,
per i terremoti o altre catastrofi ,
che hanno colpito la Penisola, lo status potrebbe finire incardinato,
in un emendamento a una legge ordinaria oppure in un provvedimento ad hoc,
e rinnovato per qualche altro mese. 

L’ipotesi più accreditata, rispettando il ritmo di rinnovi di 3 o 6 mesi, attuato fino ad oggi, parla di marzo 2022.

Ma non è escluso che si possa andare oltre.

«A toglierlo se i numeri lo consentono ci si mette poco» è il ragionamento, rinnovarlo ,invece ,ha un costo in termini di tensioni sociali e politiche. 

D’altronde abbandonare lo strumento emergenziale ora, specie in un momento, in cui i numeri iniziano ,a far vedere un prima risalita, appare un azzardo.

Non solo perché, verrebbe meno,
la possibilità di far gestire ,
al governo centrale ,diverse delle mansioni attribuite normalmente alle Regioni.

E mantenere attivi i ruoli del Commissario per l’Emergenza, o del Comitato tecnico scientifico.

Ma anche per quanto riguarda lo smart working.

Nonostante il ministro della Pubblica amministrazione ,Renato Brunetta ,
sia determinatissimo ,a riportare tutti i dipendenti della pa ,in presenza (a lavorare da casa può essere al massimo il 15%).

Se la fase di recrudescenza pandemica, dovesse intensificarsi ,non è affatto detto ,che le cose debbano restare ,
in questo modo.

E lo stesso vale per le imprese private.

Gli accordi relativi allo smart working, vanno tarati ,sulla base dell’andamento pandemico e questo può avvenire solo con lo stato d’emergenza in essere. 

Non solo.
Se venisse meno lo Stato di emergenza cambierebbero, anche le regole per i viaggi all’estero e dall’estero.

Con lo status in essere ,il governo
può infatti prendere provvedimenti ,
in grado di restringere l’ingresso,
nel Paese da parte di cittadini ,
di altri Stati.

Ma, anche di limitare il turismo dall’Italia ,verso paesi esteri considerati a rischio pandemico.

In pratica il rinnovo servirebbe,
a tenere ancora le preziose liste A, B, C della Farnesina ,e del ministero
della Salute, che impostano provvedimenti differenziati a seconda del rischio pandemico ,dei Paesi d’arrivo o di destinazione.