Momenti drammatici nel corso del processo in Corte d’Assise.
La testimonianza del maresciallo che per primo è arrivato a Fonte Cupa.
“Mi dissero che era scomparsa una ragazza che soffriva di depressione e si temeva il suicidio”.
Un particolare smentito categoricamente dai familiari: era una giovane piena di vita.
Mi dissero che era scomparsa una ragazza da Arce che soffriva di depressione e che si temeva avesse commesso un gesto inconsulto.
A comunicarmi questa cosa furono i ragazzi della protezione civile di Fontana Liri, domenica 3 giugno 2001.
Nessun altro ufficialmente mi aveva informato della sparizione di una diciottenne da Arce”.
Il processo per l’omicidio di Serena Mollicone è entrato nel vivo con la deposizione dell’ex comandante della stazione dei Carabinieri di Fontana Liri, il luogotenente Gabriele Tersigni.
Il sottufficiale, per oltre due ore, ha ricostruito le fasi del ritrovamento della ragazza avvenuto nel bosco di Fonte Cupa.
In aula sono state proiettate le immagini scioccanti e tristi del corpo senza vita della studentessa liceale.
Una sequenza che ha lasciato ammutoliti i presenti e costretto Consuelo Mollicone, sorella di Serena, ad avere la testa china: “Fa troppo male vedere com’era ridotta mia sorella” ha spiegato con gli occhi lucidi.
Ma la testimonianza del maresciallo Tersigni ha fatto emergere un altro, importantissimo aspetto:legato alla denuncia presentata in caserma ad Arce dal padre di Serena, il maestro Guglielmo, nella serata di venerdì 1 giugno ed all’avvio delle ricerche.
Guglielmo e nessun altro dei familiari parlano mai di uno stato di depressione di Serena eppure questo aspetto viene artatamente fatto veicolare tra coloro che svolgono le ricerche.
I volantini con il volto di Serena e la descrizione degli abiti da lei indossati vengono affissi ovunque dagli amici ma la foto della ragazza, come viene confermato dal maresciallo in aula, non è stata diramata per le ricerche.
“Ho saputo in maniera informale, da voci di piazza durante la processione che era scomparsa una donna di Arce ha precisato Tersigni .
La mattina del 3 giugno i ragazzi della Protezione Civile di Fontana Liri che erano soliti avvertirmi quando svolgevano qualche attività sul territorio di mia competenza, mi hanno allertato che stavano cercando la studentessa.
Alle 12 quando hanno avvistato il corpo tra i rovi e i rifiuti a Fonte Cupa mi hanno immediatamente avvertito.
Sono stato il secondo ad arrivare sul posto”.
Perché tra i volontari girava voce che Serena fosse depressa e che poteva essersi tolta la vita? Chi ha potuto divulgare uno dettaglio tanto delicato e soprattutto non veritiero visto che il padre, al mancato rientro della figlia, ha immediatamente chiesto aiuto a chi avrebbe potuto aiutarlo a ritrovarla, cioè ai Carabinieri?
Se ci fossero stati segnali depressivi il povero uomo non avrebbe esitato a riferirli alle forze dell’ordine.
Di questo sono certi i familiari e i legali della parte civile: gli avvocati Dario De Santis, Sandro Salera ed Federica Nardone.
L’udienza è stata aggiornata al prossimo 28 maggio per la deposizione di altri importanti testimoni.