Pasta al forno per merenda a scuola: rischio sospensione per 10 studenti di Andria. Il preside: «Non siamo il liceo dei “maccheroni!”»

1 Ottobre 2021 - 15:10

Pasta al forno per merenda a scuola: rischio sospensione per 10 studenti di Andria. Il preside: «Non siamo il liceo dei “maccheroni!”»

Se nell’immaginario comune,
la merenda a scuola ,include un piccolo, e semplice snack, un tramezzino ,
o un succo di frutta, c’è chi ha voluto cambiarne totalmente il senso, scegliendo la pasta al forno. 

È quanto accaduto al Liceo “Colasanto”, di Andria, in provincia di Bari,
dove dieci studenti ,di una classe prima ,hanno scelto ,
una merenda “alternatva”.

Ora rischiano la sospensione

Vaschette monoporzione, di tagliatelle cotte al forno.

Una scelta ritenuta assolutamente eccessiva, dal Dirigente dell’Istituto, in relazione al contesto scolastico,
che ha ritenuto opportuno, un provvedimento disciplinare.

«Al Colasanto non facciamo doppi turni, non abbiamo una mensa autorizzata,
dalla Asl, dove poter gestire cibi caldi, ha detto il preside, Cosimo Antonio Strazzeri .

Oltretutto, siamo in emergenza sanitaria da covid19 ,ed è inimmaginabile manipolare cibi cotti.

È vietato se non autorizzato
dagli organismi competenti:
questo ci impone un rispetto ,
delle regole e massima attenzione
dal punto di vista igienico e sanitario».

Avvertito da vicepreside e professori, il Dirigente, è entrato in classe ,
ed ha ammonito gli alunni dicendo:

«È questo un luogo deputato all’insegnamento ,e non alla consumazione ,di pasti caldi che è impossibile consumare in 10 minuti, compromettendo ,anche la fase digestiva.

Al Colasanto, non è previsto ,
il rientro ed è ingiustificata l’introduzione di cibi caldi dall’esterno e di incerta provenienza».

E sottolinea ancora: «Qui si fanno cose più serie, e che non è tollerabile ,
un atteggiamento di violazione ,
delle regole igieniche e di buonsenso.

A breve inaugureremo una importante mostra d’arte, e ci sono in serbo ,
tante novità su cui sarebbe meglio soffermare anche l’attenzione dei media.

Non vogliamo essere ricordati come la scuola dei “maccheroni!».

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