Violentata e poi uccisa dai soldati russi a soli 16 anni.
La storia di Karina Yershova
è stata condivisa su Twitter dalla deputata ucraina e legale Lesia Vasylenko.
Il corpo della 16enne è stato trovato senza vita nella città di Bucha, irriconoscibile per i segni delle torture.
L’adolescente era stata data per dispersa dalla madre che sui social network aveva chiesto un aiuto per ritrovarla.
La giovane era uscita nella giornata
del 10 marzo e non aveva mai più fatto ritorno a casa.
Sua madre non era più riuscita a rintracciarla e non aveva avuto la possibilità di cercarla tra le strade della cittadina alle porte di Kiev, allora sotto il controllo dei russi.
Il suo corpo è stato individuato pochi giorni fa all’interno di una fossa comune contenente altri 400 cadaveri.
La ragazza sarebbe stata prima sequestrata dai soldati russi mentre
si trovava in strada, poi violentata e infine uccisa con un colpo di arma da fuoco alla tempia.
Il suo cadavere è stato poi gettato nella spazzatura.
Con la liberazione della città dall’esercito russo, i familiari sono venuti a conoscenza di quanto accaduto.
Chi la conosceva ha condiviso sui social il ricordo di una giovane “brillante e di talento” amante delle lingue.
La storia della 16enne è il manifesto delle violenze patite in particolare da donne e ragazzi a Bucha.
Nella cittadina alle porte di Kiev sono stati ritrovati cadaveri ammassati in fosse comuni.
Corpi senza vita bruciati e altri abbandonati sul ciglio della strada.
Quanto scoperto nel centro poco lontano dalla capitale ha indignato l’intero Occidente, portando l’Europa alla formulazione di un nuovo pacchetto di sanzioni.
La Russia invece aveva negato le accuse formulate da Kiev e dall’Occidente, sostenendo che Bucha fosse “una montatura per attaccare Mosca e la sua operazione militare speciale”.