La sua foto aveva fatto il giro del mondo.
E in una guerra in cui la disinformazione ha sempre avuto un ruolo centrale.
Le parole della mamma-simbolo dell’ospedale di Mariupol servono
a fare luce sulle atrocità del conflitto in Ucraina.
Marianna Vyscemyrska ha parlato
per la prima volta ai media occidentali, raccontando l’esperienza di quel nove marzo, quando in stato di gravidanza avanzato, avvolta in un piumino, con la fronte insanguinata fugge dal reparto maternità dell’ospedale appena bombardato dai russi diventando una delle immagine più iconiche della guerra in Ucraina.
Oggi, nella sua prima intervista
a un importante media occidentale ha dichiarato: «La mia foto è stata usata per diffondere bugie sulla guerra».
E ha spiegato alla Bbc com’è stato finire al centro di una campagna
di odio e disinformazione proprio mentre la figlia Veronika stava per nascere.
«Ho ricevuto minacce che sarebbero venuti a cercarmi, che sarei stata uccisa, che mio figlio sarebbe stato fatto a pezzi», ha aggiunto.
Marianna, contattata nella sua città natale, in una zona del Donbass controllata dai separatisti sostenuti dai russi, ha parlato in collegamento video con l’emittente britannica, aiutata per la parte tecnica da Denis Seleznev, un blogger che sostiene apertamente i separatisti filo-Mosca.
Un particolare, questo, che ha sollevato la questione su quanto fosse libera di dire ciò che voleva.
Il 9 marzo, ha ricordato, stava chiacchierando con altre donne nel reparto maternità quando un’esplosione ha scosso l’ospedale.
Si è tirata una coperta sulla testa.
Poi una seconda esplosione:
«Si sentiva volare tutto intorno, schegge e altro.
Il rumore mi è risuonato nelle orecchie per molto tempo».
Le donne si sono riparate nel seminterrato con altri civili.
Dopo, quando le foto scattate dall’Ap hanno fatto il giro del mondo, «alcuni dicevano che ero un’attrice, altri che mentivo perché non c’erano raid aerei», ha raccontato.
Anche alcuni che considerava amici non le credono: «È un peccato quando
le persone che conosco credono in qualcosa che io non ho fatto».
Marianna ha confermato che l’ospedale stava sicuramente curando lei e altri pazienti, contrariamente alle affermazioni di Mosca secondo cui l’edificio non funzionava come struttura sanitaria.
«In realtà non posso incolpare nessuno, perché non ho visto con i miei occhi da dove provenivano le esplosioni» ha detto.