Si è presentata ai carabinieri di Cento dove vive il compagno:
«L’ho saputo dal web».
Dopo l’interrogatorio è tornata a casa.
Pamela, il cui vero nome è Riccardo,
si è costituita ieri sera alla caserma dei carabinieri di Cento, nel Ferrarese.
Dove vive il compagno e dove ha trascorso la notte tra giovedì e ieri.
Pamela Andress ha 50 anni, è nata a Salvador de Bahia, di professione è organizzatrice di eventi e stilista,
non fa l’estetista.
È lei, secondo quanto emerso dalle indagini per la morte della 35enne Samantha Migliore, ad averle praticato l’iniezione nella sua casa di Maranello.
Samantha, era sopravvissuta per miracolo, dopo che le avevano estratto il proiettile conficcato nel cranio.
“Ho provato a dirle di non fare quel trattamento, ma lei era felice e mi ripeteva di stare tranquillo”dice il marito.
Mentre la riempiva di silicone ,racconta Bevilacqua , Samantha Migliore perdeva i sensi, stava per morire.
Migliore ha lasciato la Germania per lui: i due si sono subito sposati
e ora stavano pensando al trasloco in una nuova casa.
Il trattamento a cui si è sottoposta
la signora Migliore (puntura volta a sollevare il seno).
“È un trattamento medico”, e non estetico, precisa Roberto Papa, segretario nazionale di Confestetica.
Un intervento di “rimodellamento
e aumento del volume del seno” che,
in una struttura sanitaria attrezzata
e con personale medico adeguato, non presenta nessun tipo di rischio.
Dovrà essere lei a spiegare in dettaglio la sostanza usata per il “trattamento estetico” e cosa sia accaduto esattamente subito dopo l’infiltrazione.
In Procura, è stato aperto un fascicolo che potrebbe contenere come accusa quella di morte come conseguenza di altro reato ed esercizio abusivo della professione.
Formalmente, non è ancora stato contestato nulla ai legali di Pamela, gli avvocati Francesco Andriulli
e Guido Guida.
I carabinieri di Maranello,
stanno raccogliendo tutti gli elementi utili, per ricostruire la tragica vicenda che ha visto la 35enne spegnersi tra le braccia del marito.
Su Samantha è stata disposta l’autopsia per verificare se l’ipotesi di uno choc anafilattico sia o meno confermata.
Un aspetto, questo, che consentirà
di fare chiarezza sulle numerose sfaccettature della vicenda.