L’amata conduttrice e icona dello spettacolo si è spenta alle ore 16.20 di oggi, era malata da qualche tempo.
Le esequie saranno definite a breve. Nata Raffaella Maria Roberta Pelloni a Bologna, nel 1943, il Guardian l’aveva ‘ritratta’ in un pezzo sulla cultura pop la scorsa estate: “Gli svedesi hanno gli Abba, gli italiani la Carrà“.
Un nome conosciuto e amato nel mondo, una donna che per gli italiani è stata più di una cantante da milioni di dischi venduti, programmi tv che hanno sbancato l’auditel, memorabili interviste.
Raffaella è stata “un’amica” del pubblico che sempre l’ha seguita, e che oggi la piange.
In una delle ultime interviste, rilasciata all’inizio della pandemia a Sette del Corriere della Sera, spiegava come mai non se l’era sentita di iniziare le riprese del suo programma su RaiTre,
A Raccontare comincia tu: “È stata una voce dentro, penso un angelo custode. Sul serio. Era la seconda metà di febbraio: sento qualcosa in televisione e avverto dentro una strana inquietudine. Chiamo Rai3 e dico: questo programma non si può fare, è troppo pericoloso. Non me la sento”.
Schietta, sempre, Raffaella. Alle parole dell’ex compagno ora amico migliore Sergio Japino si uniscono gli adorati nipoti Federica e Matteo, Barbara, Paola e Claudia Boncompagni, gli amici di una vita e i collaboratori più stretti.
La grande artista si è spenta dopo una malattia che da qualche tempo la provava, giorno dopo giorno.
Eppure lei non ha voluto che trapelasse nulla: il ricordo di Raffaella Carrà senza dolore, per un pubblico che lei non voleva far soffrire.
Perché sì, per donne e artiste come Raffaella il pubblico oggi soffre.
Non ha avuto figli ma di figli ma, amava ricordare, ne aveva a migliaia, come i 150mila fatti adottare a distanza grazie ad ‘Amore”, il programma che più di tutti le era rimasto nel cuore.
Nelle sue ultime disposizioni, Raffaella ha chiesto una semplice bara di legno grezzo e un’urna per contenere le sue ceneri.
Ha 14 anni quando la Ruskaia le dice che ha le caviglie troppo piccole e che andando avanti così, forse a 28 anni avrebbe potuto fare la coreografa.
Raffaella fugge via e decide di tentare la via del cinema e si iscrive al Centro sperimentale di cinematografia.
Nel 1960 conquista una piccola parte ne “La lunga notte del ’43” di Florestano Vancini.
Tre anni dopo gira “I Compagni” e poi “Celestina” con Carlo Lizzani.
Quindi l’esperienza americana. Con Frank Sinatra recita in “Il
colonnello Von Ryan”. ”Venni scelta tra un sacco di attrici famose che avrebbero voluto recitare accanto a Frank.
Viene scelta per affiancare in Rai Nino Ferrer nel programma “Io, Agata e tu”. Sconosciuta ai più, ha il coraggio di chiedere: ”Datemi tre minuti solo per me. Anche padre Rotondi ha tre minuti solo per lui. Perché a me no?”. Siamo nel 1969. Da lì la sua inarrestabile ascesa.