Delitto di Novi Ligure, vent’anni dagli omicidi compiuti da Erika e Omar. Cosa fanno oggi

3 Agosto 2021 - 15:43

Delitto di Novi Ligure, vent’anni dagli omicidi compiuti da Erika e Omar. Cosa fanno oggi

Sono passati esattamente vent’anni,
dal delitto di Novi Ligure, da quel 21 febbraio 2001, in cui la 16enne, Erika De Nardo, e il suo fidanzato 17enne, Omar Favaro, uccisero con 97 coltellate, la madre e il fratello minore di lei, nella loro villetta della città alessandrina.

Un omicidio che fin dal primo momento è parso senza risposta.

Anche dopo le perizie psichiatriche, effettuate sui due colpevoli.

Oggi persone libere, che hanno finito di scontare ,la loro pena, ma che rimarranno per sempre, protagoniste di quel tragico evento.

Oggi sia Erika ,che Omar ,sono liberi, rispettivamente dopo dieci, e nove anni, di reclusione.

Durante i quali, gli specialisti,
hanno potuto , constatare un profondo cambiamento nei due ex fidanzati.

A rimanere, al fianco di Erika,
per tutto questo tempo, è stato il padre, l’ingegnere Francesco De Nardo.

Unico sopravvissuto alla strage,
che inizialmente ,doveva includere anche lui.

Un comportamento integerrimo quello dell’ingegner De Nardo, che ha saputo, perdonare la figlia Erika.

Sapendo che se l’avesse abbandonata,
in un momento, così difficile sarebbe stata la fine.

“Gli altri non capiscono come abbia potuto perdonarla, io sì.

Lui è un uomo straordinario“:
racconta la proprietaria di una trattoria di Novi Ligure.

Durante la detenzione, Erika De Nardo, si è diplomata, e successivamente laureata in lettere e filosofia.

Oggi, secondo alcuni commenti di Don Mazzi, fondatore della comunità Exodus, dove Erika De Nardo, ha trascorso l’ultimo periodo di affidamento.

La donna, si sarebbe anche sposata, cercando di ricostruire in parte,
quella quella vita, che anni prima, aveva distrutto.

Mauro Favaro, chiamato da tutti Omar,
è invece uscito di prigione nel 2010,
e attualmente, vive in Toscana.

Dal giorno del rilascio, ha concesso, una sola intervista alla trasmissione Matrix, nel 2011, per poi sparire nuovamente dai riflettori.

Il delitto di Novi Ligure ,
fu un caso di duplice omicidio ,
avvenuto il 21 febbraio 2001 nella città italiana di Novi Ligure, in provincia di Alessandria.

Erika De Nardo (Novi Ligure, 28 aprile 1984) di sedici anni e l’allora fidanzato Mauro Favaro, detto “Omar” (Novi Ligure, 15 maggio 1983),
di diciassette anni, uccisero premeditatamente ,a colpi di coltello, da cucina Susanna CCassini,detta “Susy” (Novi Ligure, 15 settembre 1959), madre di Erika, 41 anni, contabile, e il fratello undicenne Gianluca De Nardo (Novi Ligure, 27 novembre 1989).

Secondo l’accusa ,i due giovani avevano progettato di uccidere anche Francesco De Nardo ,(Maida, 19 giugno 1956), il padre, ingegnere e dirigente dell’azienda dolciaria Pernigotti.

Ma avrebbero ,poi desistito perché Omar, feritosi a una mano, nel corso del duplice delitto, era ormai stanco e aveva deciso di andarsene.
Il caso ebbe un ampio interesse mediatico.

Verso le ore 21 Erika, ancora con i vestiti insanguinati addosso, uscì dalla villetta passando dal garage, e cominciò a vagare lungo via Dacatra, invocando aiuto ,ad alta voce.

I rilievi degli inquirenti, accertarono che nessuna porta, o finestra della casa, mostrava segni di forzatura,
e che nessun oggetto di valore ,
era stato sottratto dagli ambienti domestici.

Inoltre i vicini di casa, riferirono che quella sera, i due cani da guardia della famiglia De Nardo ,non avevano abbaiato e che nessun rumore insolito e/o, movimento all’esterno della villa,
era stato avvertito.

In aggiunta le armi con cui erano state assalite e uccise le vittime, appartenevano alla famiglia, essendo due coltelli facenti parte del servizio da cucina.

Sembrava pertanto, improbabile che una rapina, che oltretutto non era stata nemmeno consumata, potesse essere il movente di tanta ferocia.

Tutto ciò fece perdere consistenza,
alla versione dei fatti fornita da Erika.

I sospetti ricaddero quindi proprio sulla giovane De Nardo, e ben presto anche su Omar, che venne chiamato in causa ,a seguito della già accennata deposizione , resa dal passante
che la sera del delitto l’aveva visto percorrere via Dacatra coi pantaloni insanguinati.

Nelle ore serali del 22 febbraio,
i due ragazzi vennero convocati, ufficialmente come persone informate sui fatti, e lasciati soli per qualche tempo, nell’anticamera della caserma dei Carabinieri, in cui erano installate microspie e telecamere nascoste.

All’insaputa dei due adolescenti,
gli inquirenti, poterono così ascoltarne la conversazione ,che ne rese palese la colpevolezza.

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