Bimbo di 12 anni in ospedale con chiave conficcata in testa a Napoli, aggredito da coetaneo

29 Aprile 2022 - 14:45

Bimbo di 12 anni in ospedale con chiave conficcata in testa a Napoli, aggredito da coetaneo

Un bambino di 12 anni è stato ricoverato nel pomeriggio di ieri, 28 aprile, nell’ospedale Santobono di Napoli,
dove è stato sottoposto ad un delicatissimo intervento chirurgico.

Aveva una chiave conficcata nella testa, il metallo aveva superato la scatola cranica, ed era penetrato nell’encefalo.

Attualmente il bimbo è ricoverato nel reparto di Neurochirurgia, non in pericolo di vita.

Il piccolo sarebbe stato aggredito da un coetaneo in circostanze non ancora del tutto chiare.

Trasportato inizialmente al Pronto Soccorso, dell’ospedale San Paolo di Fuorigrotta, dopo una prima visita era stato velocemente trasferito al pediatrico per l’operazione d’urgenza.

In ospedale è arrivato cosciente, l’intervento chirurgico è riuscito ma, naturalmente, le sue condizioni di salute dovranno essere attentamente monitorate ,per eventuali complicazioni a distanza come infezioni.

Le indagini sul ferimento sono affidate alla Polizia di Stato, che nelle scorse ore ha ascoltato i genitori e sta cercando di ricostruire la dinamica dell’aggressione.

L’operazione è andata bene,
spiega Rodolfo Conenna, direttore generale dell’Aorn Santobono-Pausilipon.

La chiave è stata estratta.
Aveva trapassato il cranio, era andata nel tessuto cerebrale.

La situazione è molto delicata
perché ha coinvolto l’interno della scatola cranica.

Ora il bambino sta bene, è ricoverato in Neurochirurgia, non in Rianimazione. Siamo ottimisti”.

Il dg del Santobono: “Aumento casi di violenza tra giovanissimi post pandemia”

Nella fase post pandemia, continua Conenna, c’è stato un forte incremento di “comportamenti psicopatologici tra bambini e adolescenti, sia come autolesionismo sia di aggressività in generale”.

Registrato “in maniera molto chiare ed evidente” ,sia tramite l’osservatorio del Santobono, sia confrontandosi con le altre strutture pediatriche.

“I due anni molto particolari della pandemia e la sensazione di pericolo imminente ,conclude il direttore generale ,che tra l’altro vanno in continuità con l’altra minaccia che è
la guerra, stanno lasciando sicuramente tracce nei ragazzini”.