Aperta un’inchiesta sulla morte del medico Giuseppe De Donno: sotto sequestro telefoni e computer

29 Luglio 2021 - 12:32

Aperta un’inchiesta sulla morte del medico Giuseppe De Donno: sotto sequestro telefoni e computer

La Procura ha aperto un’inchiesta per far luce sulla morte di Giuseppe De Donno.

Il medico padre della cura sul plasma iperimmune, per combattere il Covid,
che si è suicidato nella sua casa a Curtatone, nel Mantovano, nel pomeriggio di martedì 27 luglio.

Dalle prime informazioni il medico si sarebbe impiccato, ma restano ancora tanti i dubbi: primo tra tutti il movente del gesto.

De Donno , infatti non ha lasciato nessun biglietto in casa.

Intanto i carabinieri, intervenuti sul posto, dopo pochi minuti dal ritrovamento del corpo già senza vita, hanno interrogato i famigliari,
la moglie Laura e i due figli Martina ed Edoardo ,e avviato le indagini.

E ancora: gli inquirenti hanno proceduto con il sequestro di smartphone, tablet e computer di De Donno, ex primario di Pneumologia ,all’ospedale Carlo Poma di Mantova.

Ora si indaga sulla vita del medico:
da poche settimane De Donno, si era dimesso dall’ospedale ,e dallo scorso
5 luglio lavorava come medico di medicina generale ,nel comune vicino a Mantova di Porto Mantovano.

Tutti a Mantova lo conoscono e con lo scoppio della pandemia ,il suo nome era diventato noto , per aver avviato la sperimentazione sul plasma iperimmune, per combattere il Covid ,definendola lui stesso “un’arma magica”.

La medicina mondiale poi, non ha ritenuto questa cura la più indicata per sconfiggere il virus.

Già a novembre 2020 , uno studio realizzato dall’Hospital Italiano de Buenos Aires , e pubblicato sulla rivista New England Journal of Medicine, ha spiegato, che l’utilizzo del plasma iperimmune ,sui pazienti gravi per Covid-19 non sortiva alcun effetto.

Dalle informazioni disponibili fino ad ora, sembrerebbe che non ci siano dubbi che si sia trattato di suicidio, non risultano infatti indagati.

Ora non resta che sciogliere ogni dubbio.

Intanto la salma è stata portata nella camere mortuaria dell’ospedale dove ha lavorato per quasi 30 anni.
Resta a disposizione dell’autorità giudiziaria.

Raffaello Stradoni, direttore generale del Poma, dice al quotidiano che
«il periodo della pandemia l’aveva profondamente provato, e aveva acutizzato un malessere interiore
che lo tormentava ,fin da prima del Covid».

De Donno aveva deciso di curare quel malessere intraprendendo un percorso terapeutico.

Ma dietro la sua ombrosità, c’erano anche alcuni dissapori in famiglia.

Anche se secondo un suo collaboratore stretto, la serenità il medico l’aveva in realtà persa più recentemente.

«Da ottobre non era più lui, aveva un’ombra dentro, negli ultimi giorni aveva lo sguardo assente, c’era qualcosa che non andava.

Era stato lasciato solo, verso di lui c’era molta invidia ,e lui soffriva molto gli attacchi nei suoi confronti».

L’obiettivo degli inquirenti è comprendere se qualcuno possa aver indotto, l’ex primario, che il 5 luglio scorso aveva iniziato le sua nuova attività di medico di base ,dopo essersi dimesso dall’ospedale, a togliersi la vita, senza lasciare alcun messaggio.

Già ieri sera ,i carabinieri e il magistrato hanno sentito i familiari,
la moglie e i due figli, mentre sono stati posti sotto sequestro i cellulari e il computer del medico.

Il corpo del medico si trova alle camere mortuarie dell’ospedale Carlo Poma di Mantova, in attesa di essere restituito alla famiglia per i funerali.

Nei mesi caldi della pandemia, De Donno era diventato il simbolo della lotta al virus , condotta con il plasma prelevato dagli infettati , e guariti e poi trasfuso nei malati.

La sua battaglia per imporre la terapia aveva suscitato molte polemiche, dividendo sui social network l’opinione pubblica, tra favorevoli e contrari.

Ed era un assiduo frequentatore,fino a qualche mese fa, di Facebook, dove anche con falsi profili discuteva con se stesso, dell’efficacia del plasma iperimmune.

Qualche tempo fa ne era però uscito, quando si era accorto che tanti dei suoi seguaci, erano no vax.

E dal giorno della sua morte sul web, hanno cominciato a prosperare le teorie del complotto, secondo le quali il medico, «Lo hanno ucciso i piccoli schiavi con le loro menzogne, con la loro cecità imposta, con il loro odio spacciato a reti unificate.

La sua colpa è stata salvare delle vite, ma salvarle davvero, curando la malattia che li stava uccidendo, strappandoli da un protocollo , che li avrebbe condannati».

Ieri De Donno è stato ricordato nelle piazze , che hanno protestato contro il Green Pass obbligatorio.

La tesi è sempre la stessa.
De Donno è morto perché aveva trovato nel plasma iperimmume, la cura per Covid-19.

In realtà le ricerche , anche italiane, non hanno «evidenziato un beneficio del plasma in termini di riduzione, del rischio di peggioramento respiratorio o morte nei primi trenta giorni».