14 anni fa furono ritrovati i resti mummificati di due bambini in un pozzo: i fratellini Ciccio e Tore . Una delle storie più angosciose della cronaca italiana

25 Febbraio 2022 - 12:31

14 anni fa furono ritrovati i resti mummificati di due bambini in un pozzo: i fratellini Ciccio e Tore . Una delle storie più angosciose della cronaca italiana

Il 25 febbraio 2008 ,un ragazzino precipita in un pozzo di un casolare
nel centro storico di Gravina di Puglia.

Il salvataggio del ragazzino porta i vigili del fuoco a una terribile scoperta.

Sul fondo della cisterna ci sono
i corpi mummificati di due bambini.

Sono Francesco e Salvatore: la loro è una storia amara fatta di sospetti, dubbi e pesanti ombre mai del tutto dissipate.

Il 25 febbraio di 14 anni fa,
durante le operazioni di salvataggio di un ragazzino precipitato nel pozzo di un casolare, i Vigili del Fuoco fanno una scoperta terribile.

Sul fondo della cisterna ci sono i corpi mummificati di due bambini.

Quei due bambini sono Francesco, ‘Ciccio’ e Salvatore ‘Tore’ Pappalardi, scomparsi all’età di 13 e 11 anni
due anni prima.

Intorno alla loro storia si erano intrecciate ombre, erano sorti sospetti, fino al tragico epilogo che ha spento ogni speranza.

I graffi alle pareti raccontano gli attimi di una morte terribile,
un dolore ancora straziante per una delle storie più angosciose della cronaca italiana degli ultimi anni.

Sul posto accorrono i vigili del fuoco, si raccolgono decine di curiosi.

I resti appaiono mummificati
per effetto delle condizioni climatiche peculiari dell’ambiente.

Si attende l’autopsia per l’identificazione, ma il giubbotto
e le scarpette trovati accanto ai corpi raccontano già molto di quella storia.

Gli esami serviranno solo a confermare il sospetto ,che ,quei corpicini sono quelli di Francesco e Salvatore Pappalardi, i due fratellini di 13 e 11 anni scomparsi misteriosamente dal paese due anni prima.

Ciccio e Tore, così vengono affettuosamente chiamati i ragazzi, vivono da 20 giorni con il padre.

I genitori sono separati dal 1997,
ma solo da poco il Tribunale per i minorenni di Bari ha affidato i due ragazzi al papà Filippo Pappalardi.

Il pomeriggio del 5 giugno i due ragazzi escono a giocare come fanno di solito.

La sera, però, non tornano a casa:
Filippo ne denuncia la scomparsa al vicino commissariato di Gravina.

Le volanti dei militari partono alla ricerca dei due bimbi, ma più passa il tempo e più le probabilità di trovarli vivi si riducono.

In famiglia, nel frattempo, i genitori cominciano a sospettare l’uno dell’altro.

È proprio sulla cerchia familiare,
che si addensano le ombre, su quel padre violento e sulla madre esasperata.

La sera del 5 giugno il cellulare di Filippo risulta spento per diverse ore, proprio quelle in cui scatta la segnalazione della scomparsa.

Un dettaglio che immediatamente indirizza le indagini sull’uomo.

Perché il 41enne ha spento il telefono proprio quando attendeva notizie dei due figli?

Ad agosto, tre ragazzini riferiscono agli inquirenti di aver giocato con Ciccio e Tore la sera della scomparsa.

Uno dei ragazzini racconta che i fratellini sarebbero saliti sulla Lancia Dedra blu del padre.

Ma nessuno degli altri amichetti ascoltati dà riferimenti precisi,
è come se i fratellini fossero stati  inghiottiti in un buco nero.

Intanto un altro terribile sospetto emerge durante le indagini sul caso.

Il 29 agosto il compagno di Rosa
viene arrestato con l’accusa
di violenza sessuale su una 15enne.

“Siamo arrivati alla conclusione che sono morti e, in base agli elementi che noi abbiamo, per mano del padre”.

A novembre 2007, il procuratore
Marzano annuncia l’arresto di Filippo, con l’accusa di sequestro di persona, duplice omicidio volontario aggravato dal vincolo di parentela e occultamento di cadavere.

L’ipotesi è che i due fratellini abbiano disobbedito e che il padre abbia reagito con rabbia.

L’autotrasportatore finisce in carcere e ci resta fino al 4 aprile 2008.

Poche settimane prima, il 25 febbraio, infatti, i corpi di Ciccio e Tore emergono dalle profondità del vecchio casolare.

L’autopsia conferma che non hanno subìto maltrattamenti: sono morti di stenti sul fondo del pozzo dove sono precipitati, forse, nel corso di un gioco.

Ciccio è morto per primo per l’emorragia causata dalla caduta.

Tore è sopravvissuto al fratellino per diverse ore.

È morto nel sonno per fame, freddo
e per l’emorragia causata dalle ferite.

Nessuno ha sentito le richieste di aiuto, nessuno ha sentito le grida, ma soprattutto nessuno li ha cercati in quel rudere abbandonato.

Il papà dei piccoli viene scagionato dalle accuse e l’inchiesta viene definitivamente archiviata,
nell’aprile 2016.

Restano dubbi sull’avvistamento di Ciccio e Tore in compagnia del padre la sera della scomparsa, sul buco nel suo alibi.

Mamma Rosa, invece, continua a sostenere che quella sera Ciccio e Tore fossero in compagnia di altri ragazzini che avrebbero nascosto quello che sapevano.

I ragazzi si potevano salvare, secondo la madre, se gli amici avessero raccontato quello che sapevano.

È questo il triste epilogo di una storia amara in cui la ricerca del colpevole ha preso spesso il sopravvento sulla ricerca dei due ragazzini scomparsi.