Ci troviamo a in provincia Caserta. Qui, lo scorso 29 ottobre, un uomo di novantuno anni, Ruggero Cervo, affetto da Covid-19, è morto.
L’anziano si è spento nella sua casa. Eppure come si legge su un documento ufficiale Saniarp (Sanità a centralità dell’Assistito e della Risposta Prescrittiva) , il 24 ottobre, ossia cinque giorni prima del decesso, era stato consigliato il suo ricovero in ospedale “per lo stato clinico e l’età avanzata”.
Questa vicenda ha inizio fra la prima e la seconda settimana di ottobre, quando Giuseppe avverte sintomi riconducibili al Covid-19. L’uomo decide perciò di sottoporsi al tampone, che dà esito positivo. Subito dopo, anche sua moglie, sua figlia (20 anni) e suo padre Ruggero, pur non manifestando sintomi, effettuano il medesimo test diagnostico, che decreta la positività per la moglie di Giuseppe e per Ruggero.
A questo punto – per alleggerire la pressione sulla figlia, unica positiva della famiglia – Giuseppe decide di trasferirsi a casa del padre un’abitazione indipendente, in cui Ruggero viveva da solo, e di trascorrere con lui il periodo di quarantena.