Jessica, 45 siciliana di Gela,
era conosciuta in città ,perché ,
si dedicata ai randagi, infatti aveva creato da sola ,un ricovero ,
per animali.
Chiedeva aiuto ,alle istituzioni ,
per poter mantenere, il ricovero,
senza nessun riscontro.
Nel 2017 inizia il suo calvario,
la ragazza ,ebbe un grave incidente ,
in moto e, dopo qualche mese l’intervento chirurgico.
Le è esplosa ,la laparocele, un’ernia, che si forma sull’addome ,a seguito ,
di un intervento chirurgico tradizionale.
A raccontare il dramma ,è papà Angelo, senza parole, con un filo di voce.
“Jessica era una ragazza ,che amava ,
gli animali più di se stessa, e amava ,
la famiglia.
Il calvario inizia nel 2017 ,
dopo l’intervento chirurgico ,
per salvarla dall’incidente stradale.
Dopo qualche mese, incominciava ,
a gonfiarle la pancia a causa della laparocele.
Ci siamo rivolti ,all’ospedale, Garibaldi di Catania , continua papà Angelo ,e bisognava operarla ,
attraverso una protesi di contenimento.
Dopo l’intervento, sembrava che ,
andasse tutto bene ,ma la parte ,
centrale della ferita ,era rimasta totalmente aperta .
A breve ,era diventata cosi nera,
con odori nauseabondi ,che,
è stata costretta , a operarsi nuovamente.
Il giorno dopo ,era in setticemia ,
ha detto Angelo ,ma lei, con tutte ,
le sue forze, ha reagito ,e ,
si è ripresa ,anche se è riscoppiata,
la laparocele peggio di prima”.
L’appello di Angelo, padre di Jessica, ma nessun posto in Sicilia.
In lista di attesa ,in 4 diverse strutture, Jessica ha atteso ,
per un anno e mezzo l’operazione.
Non è bastato l’interessamento ,
dell’Asp di Caltanissetta.
“Abbiamo dato la disponibilità per operare la laparocele ,comunicavano dall’Asp.
Ma prima bisogna intervenire ,
per risolvere ,le complicanze,
che sono sopravvenute ,alla colonna vertebrale della donna.
In quanto ,una protesi ,non permetterebbe di arrivare ,
alla colonna e quindi di operarla”.
Appello arrivato anche dal Comitato Consultivo Difesa Animali ,
poiché ,”Jessica era in lista d’attesa, per essere operata in tre ospedali ,
del Sud d’Italia, ma nessuno l’ha chiamata.
Ha aiutato ,tanti esseri viventi ,
di specie diverse dalla sua.
Chi avrebbe mai detto che nessun essere vivente ,della sua stessa ,
specie non le avrebbe teso una mano”.
Ha scritto il comitato.
Per la famiglia solo porte chiuse ,
con la solita risposta: “i posti in Rianimazione, sono occupati, dai pazienti Covid”.
L’unica porta aperta ,era quella ,
di una clinica privata di Napoli,
ma il costo era di 16.500 euro.
“Arriva la chiamata da parte della clinica di Napoli , racconta Angelo, il padre di Jessica, finalmente la luce infondo al tunnel, si riusciva a vedere.
Dopo le varie visite di rito ,
mia figlia mi disse, con un sorriso:”Papà sto entrando in sala operatoria”.
Dopo quasi 11 ore ,sono riuscito ,
a vederla per l’ultima volta ,
e mi ha salutato:”Ciao papà”.