La risicata fiducia ottenuta dal premier Conte martedì a Palazzo Madama impone un imperativo urgente: allargare la maggioranza.
Il tempo non è molto e già la settimana prossima i numeri in Aula potrebbero mancare.
Nella riunione con i vertici di maggioranza che si è tenuta ieri, alla quale per il Pd hanno partecipato sia il segretario Zingaretti che il capodelegazione Franceschini, per i 5S il ministro Bonafede e il reggente Crimi e per Leu il ministro Speranza.
Conte si è mostrato sicuro e continua a sbarrare la strada ad Italia Viva convinto che l’alternativa al suo tentativo sia solo il voto anticipato.
Ma al prossimo banco di prova , che è il voto sulla relazione del ministro della Giustizia Alfonso Bonafede del 27 gennaio il pressing di Italia Viva potrebbe far saltare tutto.
E questo il premier lo sa. Per Iv e il senatore Nobili è un passaggio importante, un momento per testare il tasso di giustizialismo della coalizione e schiacciare il Pd sul M5S, cercando magari di creare imbarazzi a quelle forze laiche, socialiste e popolari che hanno sempre avuto posizioni molto più garantiste.
Tra una settimana, quindi, l’esecutivo rischia già subito grosso perché i renziani questa volta voterebbero contro il ministro della Giustizia.
La strada per Giuseppe Conte si fa in salita: il premier, che era già pronto a un decreto legge per aumentare il numero dei ministeri, così da evitare il nefasto rimpasto con dimissioni, ha trovato però l’opposizione secca di Mattarella: i dicasteri sono già troppi.
Inoltre, l’idea della consegna dei due dicasteri ex renziani (Famiglia e Agricoltura) ai Volenterosi voltagabbana, Delrio andrebbe a sostituire l’inadeguata Paola De Micheli e Orlando andrebbe a capo di un nuovo ministero dedicato alla gestione del Recovery trova lo stop di Enzo Amendola, ministro degli affari europei.
E allora si aspettano le mosse di Goffredo Bettini.
Il pontiere del Pd, che in queste burrascose settimane ha tenuto i rapporti tra il Nazareno, Palazzo Chigi e il quartier generale dell’ex premier e leader di Italia viva.
L’idea è quella di dare vita a una forza “contiana”, centrista, europeista e antisovranista.
Da Palazzo Chigi sperano in un effetto domino dal gruppo di Forza Italia, dopo gli arrivi di Causin e di Mariarosaria Rossi.
Si parla di quattro senatori: Barbara Masini (che continua a smentire), Luigi Vitali, Anna Carmela Minuto e Maria Virginia Tiraboschi. Oltre al drappello indeciso di Forza Italia, c’è quello dei dissidenti di Italia viva.
E ci sono i due Udc Paola Binetti e Antonio Saccone.