Folle gesto compiuto da un padre di Castello di Godego, un comune nel trevigiano. Egidio Battaglia, il papà 43enne, ha ucciso suo figlio perché disabile. Prima di uccidersi il 43enne avrebbe affermato:
«Solo io ho capito la gravità della diagnosi che i medici hanno fatto a mio figlio. Meglio farla finita subito, prima che sia troppo tardi». Subito dopo l’omicidio, l’uomo si è tolto la vita.
«Non sa pronunciare il nostro nome, non mi guarda con affetto chiamandomi papà. So che sarò definito un mostro, ma il dolore che sto provando lo conosco solo io.
L’ho fatto per evitare a mio figlio un futuro di sofferenze», ha scritto nella lettera prima di compiere il folle gesto. L’uomo ha afferrato il figlio di appena 2 anni a cui era stato diagnosticato l’autismo e lo ha ucciso strangolandolo.
Egidio nella lettera ha voluto spiegare i motivi del suo gesto, certo che non sarebbe stato capito e che avrebbe sconvolto tutta la famiglia. La mamma del bambino si è sentita male dopo aver appreso la notizia, come riporta Il Gazzettino.
In casa, oltre ai corpi, sono stati trovati 4 fogli di carta in cui Egidio ha scritto le sue ultime parole. La disperazione del 43enne sarebbe nata dalla diagnosi di autismo fatta al bambino, una diagnosi però che non era ancors atata accertata vista la tenera età del piccolo che avrebbe sofferto di piccoli disturbi cognitivi.
Un gesto folle eppure inaspettato. Nessuno pensava che potesse fare del male al suo bambino, voluto e amato moltissimo. Chi conosceva il bambino ha confermato che il piccolo non mostrava particolari problemi o difficoltà di alcun genere.
Per il padre, però, il futuro di suo figlio sarebbe stato pieno di difficoltà e sofferenze, così ha voluto porre fine al dramma strangolando prima il piccolo e poi tagliandosi la gola
Negli ultimi dieci anni in Italia (2009-2019) è stato registrato un incremento del 41% dei reati verso i minori. Le vittime di genere femminile sono predominanti per quasi tutte le tipologie di reato, sfiorando anche l’80% per quelli attinenti alla sfera sessuale.
Una crescita preoccupante (+105%) interessa i maltrattamenti tra le mura domestiche, il reato più ricorrente che coinvolge più di un terzo del totale dei bambini vittime di abusi.
A conferma di questa tendenza, è stata registrata durante il periodo di lockdown una sensibile diminuzione di quasi tutti i reati verso i minori, ad eccezione di quelli contro conviventi e familiari:
da Marzo infatti sono aumentate le chiamate alle helpline che sono diminuite a Maggio, delineando un trend diametralmente opposto all’andamento generale della delittuosità (che diminuisce con la chiusura e risale con l’apertura).
“Una testimonianza di come il lockdown abbia inciso su situazioni di disagio esistenti all’interno delle mura domestiche” afferma Stefano Delfini, direttore del Servizio Analisi Criminale.