Gli investigatori non hanno dubbi: il corpo carbonizzato rinvenuto il 29 aprile in una cava tra Canosa di Puglia e Minervino Murge appartiene quasi certamente a Francesco Diviesti, parrucchiere ventiseienne di Barletta scomparso la sera del 25 aprile. La conferma ufficiale arriverà solo dopo l’autopsia, che la dottoressa Sara Sablone eseguirà nei prossimi giorni al Policlinico di Bari.
La Direzione Distrettuale Antimafia ha già mosso passi decisi. La sera del 30 aprile, i magistrati Daniela Chimienti ed Ettore Cardinali hanno notificato cinque avvisi di garanzia. Le accuse sono gravissime: omicidio volontario aggravato dal metodo mafioso. I sospettati – tre barlettani, un uomo di Minervino Murge e un cittadino albanese – avrebbero agito in concorso.
La Polizia di Stato conduce le indagini a ritmo serrato. Ha già sequestrato una villa nelle vicinanze della cava: al suo interno ha rinvenuto oggetti e documenti utili. Gli inquirenti stanno analizzando anche i tabulati telefonici della vittima per ricostruirne movimenti e contatti nelle ore precedenti alla scomparsa.
Una lite esplosa pochi giorni prima della scomparsa, nei pressi di un bar del centro, potrebbe aver rappresentato il movente dell’omicidio. Le forze dell’ordine stanno verificando ogni dettaglio per chiarire il legame tra quell’episodio e la morte del giovane.
La comunità di Barletta, intanto, è sotto shock. Francesco, noto per la sua generosità e per l’impegno nei soccorsi ai terremotati nel 2016, lascia un vuoto profondo. La giustizia cerca ora di dare un volto ai responsabili di una morte tanto violenta quanto inspiegabile.
Fonte: Fanpage.it
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