Tv, cambiano i tetti pubblicitari.  «Rai rischia danno da 100mln. Favorite le emittenti commerciali»

8 Novembre 2021 - 18:06

Tv, cambiano i tetti pubblicitari.  «Rai rischia danno da 100mln. Favorite le emittenti commerciali»

Tv, cambiano i tetti pubblicitari.  «Rai rischia danno da 100mln. Favorite le emittenti commerciali»

Con un decreto che rinnova il Tusmar, il Testo unico della radiotelevisione, è stata approvata nei giorni scorsi una rimodulazione dei tetti pubblicitari per le emittenti televisive. Un tema di non poco rilievo,

che impatterà direttamente sugli equilibri delle singole reti. Per la Rai suona ora il campanello d’allarme: il servizio pubblico rischia infatti di rimetterci e non poco, come ha spiegato al sito DavideMaggio.it

il

presidente di Apa (Associazione Produttori Audiovisivi) Giancarlo Leone.

Per la Rai il limite di affollamento pubblicitario è fissato al 7% ed è destinato scendere al 6% dal 1° gennaio 2023. Il tetto riguarda le fasce orarie tra le 6 e le 18 e tra le 18 e le 24. Il limite per ogni ora è

del 12%. Per quanto riguarda invece le altre tv nazionali commerciali in chiaro, il limite stabilito passa dal 18% al 20% per le fasce orarie tra le 6 e le 18 e tra le 18 e le 24. Le pay tv avranno un tetto del 15%.

I ricavi pubblicitari dell’emittenza commerciale sono stati ampliati, in modo coerente con gli indirizzi europei che chiedevano maggiore flessibilità. Questa flessibilità non è stata invece riconosciuta

al servizio pubblico, perché le misure adottate al contrario otterranno una contrazione dei ricavi pubblicitari. Prima la Rai aveva un tetto settimanale del 4% e un tetto orario del 12%, adesso è

andato via il tetto settimanale e sono stati introdotti due vincoli quotidiani. Già questo rischia di restringere il conteggio dei minuti, che è molto complesso

ci ha spiegato Giancarlo Leone, il quale già nei mesi scorsi aveva fatto la Cassandra e denunciato i potenziali rischi dell’annunciata rimodulazione. Il presidente di Apa oggi sottolinea un altro tratto

significativo del cambiamento, che avrà un impatto sulle singole reti del servizio pubblico:

Finora il conteggio dei tetti pubblicitari era a livello di canali generalisti e di canali tematici. Quindi Rai1, Rai2 e Rai3 partecipavano assieme come media nel conteggio del tetto. Ora, il conteggio

sul singolo canale, comporta una minor flessibilità soprattutto sulle fasce di maggior affollamento, per le quali prima la Rai stava attenta a calcolare una media che desse

comprensibilmente una prevalenza a Rai1“.

Da qui, la denuncia di Giancarlo Leone circa il danno economico che il nuovo computo potrebbe arrecare alla Rai:

Secondo i calcoli di Apa, a partire dal 2022 e ancor più nel 2023 ci può essere una riduzione di fatturato annuo di circa 100 milioni di euro. Ho letto che la Rai stima tra gli 80 e i 150: può

darsi, noi prudentemente abbiamo fatto un computo di poco inferiore. Il risultato è comunque che le emittenti commerciali potranno raccogliere più pubblicità (perché l’affollamento

pubblicitario passerà dal 18 al 20%), mentre la Rai ne sarà penalizzata“.

Sull’argomento, nelle scorse settimane, era intervenuto anche  Carlo Fuortes aveva parlato di scenario preoccupante , ipotizzando – come misura di compensazione – un aumento di pubblicità del daytime.

Secondo Giancarlo Leone, tuttavia, la Rai non potrà fare ragionamenti analoghi sul fronte delle tariffe, per non rischiare di perderci due volte:

Noi abbiamo ragionato sulla base della attuali tariffe, ma non è così semplice pensare a un incremento del tariffario di prime time perché Rai rischia di non essere più competitiva. Oggi viene

accusata dalla concorrenza di fare sconti eccessivi (dumping), ma è bene chiarire che gli sconti anche fino all’80% sono la best practice di tutte le emittenti pubbliche e commerciali. Le

tariffe pubblicate non sono mai quelle contrattualizzate, c’è sempre una scontistica“.

La faccenda, insomma, è abbastanza complessa. I suoi effetti in realtà lo sono molto meno. “Se Rai diminuirà i ricavi pubblicitari, rischierà di diminuire gli investimenti nel settore audiovisivo“, ha avvertito lo

stesso Leone.

Con un decreto che rinnova il Tusmar, il Testo unico della radiotelevisione, è stata approvata nei giorni scorsi una rimodulazione dei tetti pubblicitari per le emittenti televisive. Un tema di non poco rilievo,

che impatterà direttamente sugli equilibri delle singole reti. Per la Rai suona ora il campanello d’allarme: il servizio pubblico rischia infatti di rimetterci e non poco, come ha spiegato al sito DavideMaggio.it

il

presidente di Apa (Associazione Produttori Audiovisivi) Giancarlo Leone.

Per la Rai il limite di affollamento pubblicitario è fissato al 7% ed è destinato scendere al 6% dal 1° gennaio 2023. Il tetto riguarda le fasce orarie tra le 6 e le 18 e tra le 18 e le 24. Il limite per ogni ora è

del 12%. Per quanto riguarda invece le altre tv nazionali commerciali in chiaro, il limite stabilito passa dal 18% al 20% per le fasce orarie tra le 6 e le 18 e tra le 18 e le 24. Le pay tv avranno un tetto del 15%.

I ricavi pubblicitari dell’emittenza commerciale sono stati ampliati, in modo coerente con gli indirizzi europei che chiedevano maggiore flessibilità. Questa flessibilità non è stata invece riconosciuta

al servizio pubblico, perché le misure adottate al contrario otterranno una contrazione dei ricavi pubblicitari. Prima la Rai aveva un tetto settimanale del 4% e un tetto orario del 12%, adesso è

andato via il tetto settimanale e sono stati introdotti due vincoli quotidiani. Già questo rischia di restringere il conteggio dei minuti, che è molto complesso

ci ha spiegato Giancarlo Leone, il quale già nei mesi scorsi aveva fatto la Cassandra e denunciato i potenziali rischi dell’annunciata rimodulazione. Il presidente di Apa oggi sottolinea un altro tratto significativo del cambiamento, che avrà un impatto sulle singole reti del servizio pubblico:

Finora il conteggio dei tetti pubblicitari era a livello di canali generalisti e di canali tematici. Quindi Rai1, Rai2 e Rai3 partecipavano assieme come media nel conteggio del tetto. Ora, il conteggio

sul singolo canale, comporta una minor flessibilità soprattutto sulle fasce di maggior affollamento, per le quali prima la Rai stava attenta a calcolare una media che desse comprensibilmente una prevalenza a Rai1“.

Da qui, la denuncia di Giancarlo Leone circa il danno economico che il nuovo computo potrebbe arrecare alla Rai:

Secondo i calcoli di Apa, a partire dal 2022 e ancor più nel 2023 ci può essere una riduzione di fatturato annuo di circa 100 milioni di euro. Ho letto che la Rai stima tra gli 80 e i 150: può

darsi, noi prudentemente abbiamo fatto un computo di poco inferiore. Il risultato è comunque che le emittenti commerciali potranno raccogliere più pubblicità (perché l’affollamento pubblicitario passerà dal 18 al 20%), mentre la Rai ne sarà penalizzata“.

Sull’argomento, nelle scorse settimane, era intervenuto anche  Carlo Fuortes aveva parlato di scenario preoccupante , ipotizzando – come misura di compensazione – un aumento di pubblicità del daytime.

Secondo Giancarlo Leone, tuttavia, la Rai non potrà fare ragionamenti analoghi sul fronte delle tariffe, per non rischiare di perderci due volte:

Noi abbiamo ragionato sulla base della attuali tariffe, ma non è così semplice pensare a un incremento del tariffario di prime time perché Rai rischia di non essere più competitiva. Oggi viene

accusata dalla concorrenza di fare sconti eccessivi (dumping), ma è bene chiarire che gli sconti anche fino all’80% sono la best practice di tutte le emittenti pubbliche e commerciali. Le

tariffe pubblicate non sono mai quelle contrattualizzate, c’è sempre una scontistica“.

La faccenda, insomma, è abbastanza complessa. I suoi effetti in realtà lo sono molto meno. “Se Rai diminuirà i ricavi pubblicitari, rischierà di diminuire gli investimenti nel settore audiovisivo“, ha avvertito lo

stesso Leone.

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