Durante una cena di raccolta fondi per i repubblicani, Donald Trump ha infiammato la serata. Era a poche ore dall’entrata in vigore dei nuovi dazi “reciproci”. A mezzanotte negli Stati Uniti, le 6 del mattino in Italia, i dazi sarebbero scattati.
Trump ha parlato chiaro. Ha detto che i leader stranieri lo supplicano. Vogliono disperatamente evitare i dazi. Secondo lui, sono pronti a tutto pur di ottenere un accordo.
Lo ha raccontato con ironia. Li ha anche imitati: “Per favore, per favore signore, facciamo un accordo. Farò qualunque cosa, signore”.
Poi ha aggiunto: “Sono loro a voler un accordo. Noi, invece, possiamo farne a meno. Siamo felici così. E so perfettamente cosa sto facendo”.
Nel frattempo, i diplomatici americani lavorano a pieno ritmo. Spingono i leader stranieri a presentare proposte nuove, anche fuori dal solo commercio.
Il primo a muoversi è stato Netanyahu, arrivato lunedì. Subito dopo è toccato al Giappone e alla Corea del Sud. I loro ministri sono in viaggio verso Washington proprio in questi giorni.
E non è finita. Giorgia Meloni arriverà il 17 aprile. Intanto, la Cina promette battaglia. Dice che combatterà “fino alla fine” contro i dazi americani.
Trump però minimizza: “Non è una guerra. Infatti, vengono tutti qui”.
Poi ha attaccato: “Per anni ci hanno fregato da ogni parte. Ora tocca a noi. Li fregheremo noi. E renderemo il nostro Paese più forte”.
Infine, ha chiesto compattezza ai repubblicani. Ha detto che devono “chiudere gli occhi” e approvare la sua “grande e bellissima legge” sui tagli fiscali e la riduzione della spesa.
fonte corriere.it