A Torino, nei pressi di Moncalieri, le acque del fiume Po hanno restituito il corpo di Aly Ndao, 20 anni.
Il giovane si era tuffato con alcuni amici, ma non era più riemerso. A lanciare l’allarme era stato un passante. I familiari del
ragazzo avevano denunciato la scomparsa. Il cadavere è stato ritrovato dai vigili del fuoco grazie all’utilizzo di uno scandaglio.
Si trovava a tre metri dalla riva e a due metri di profondità, in un punto ad alcune centinaia di metri dal pontile dove si erano
tuffati i ragazzi. Questi ultimi, secondo quanto si apprende, erano almeno in tre. È proprio questo è uno dei misteri ancora da
chiarire sulla morte di Aly Ndao. Infatti, non si sa ancora chi e quante erano le persone insieme a lui. Al vaglio degli inquirenti
anche la primissima versione della vicenda, secondo cui il giovane si sarebbe buttato nel Po per soccorrere altri ragazzi che
però, a differenza sua, sarebbero riusciti a riemergere. I giovani sarebbero poi scappati senza prestargli soccorso.
Le ricerche erano scattate subito anche con l’impiego di droni nella zona circostante. Nei giorni scorsi, in riva al fiume,
erano stati trovati un paio di telefoni cellulari di proprietà della vittima e del denaro contante. Fino a lunedì, l’identità del
giovane sparito nel Po era rimasta sconosciuta. Poi due suoi cugini si sono presentati dai carabinieri di Moncalieri per
denunciare la scomparsa del loro parente, affermando che, con ogni probabilità, era proprio Ndao il giovane inghiottito
dal Po. La vittima, hanno raccontato i familiari, viveva in Italia da due anni, abitava con un cugino in corso Brescia e non
aveva un lavoro fisso. Inoltre, non sapeva nuotare. In Senegal aveva abitato in un villaggio a circa 15 chilometri dal
mare. Stando a quanto si apprende, i parenti avrebbero riconosciuto il corpo circa due ore dopo il ritrovamento. Fonte tgcom24.