Trasfusione sangue infetto nel 1979 al San Camillo di Roma, lo Stato dovrà risarcire 350mila euro

25 Giugno 2019 - 8:30

Trasfusione sangue infetto nel 1979 al San Camillo di Roma,  lo Stato dovrà risarcire 350mila euro

Trasfusione sangue infetto nel 1979 al San Camillo di Roma, lo Stato dovrà risarcire 350mila euro

La Corte di Appello di Napoli ha confermato la sentenza di primo grado che condannava il Ministero della Salute al pagamento di 350mila euro ad un paziente di Portici che aveva contratto l’epatite C dopo la sostituzione di una protesi all’anca

Lo Stato dovrà pagare 350mila euro ad un uomo di Portici che, nel 1979, contrasse l’epatite C in seguito a una trasfusione di sangue infetto. È quanto stabilito dalla Corte di Appello di Napoli che, confermando la sentenza di primo grado, condanna il ministero della Salute al risarcimento della somma.

Il paziente venne ricoverato presso l’Ospedale San Camillo di Roma per un intervento chirurgico di protesi all’anca durante il quale venne sottoposto alla somministrazione di sacche di sangue. In seguito a tali trattamenti è stata contagiata da HCV epatite virale di tipo C.

La commissione medica del Ministero della Salute in seguito all’istanza presentata nel 2006 ha accertato il nesso di causalità tra le trasfusioni praticate e l’epatopatia da virus C. Successivamente a tale responso il ricorrente conferiva incarico all’avvocato Maurizio Albachiara per accertare la condotta omissiva del Ministero sulle sacche di sangue destinate alla trasfusione e per la conseguenziale richiesta dei danni subiti.

Dopo aver espletato l’attività istruttoria il Tribunale di Napoli con sentenza del dicembre 2014 condannava il Ministero della Salute al pagamento della somma di 346mila euro circa oltre interessi a favore del povero pensionato di Portici.

Avverso tale sentenza nel gennaio 2015 il Ministero della Salute proponeva appello adducendo tra i vari motivi l’assenza della colpa omissiva e la mancanza del nesso tra l’evento lesivo e la condotta omissiva del Ministero della Salute. L’avvocato Albachiara contestava tutti i motivi di impugnazione del Ministero della Salute e con sentenza del 19.6.19 la sez. IV della Corte di Appello di Napoli, dopo un giudizio durato complessivamente 10 anni, ha ancora una volta dato ragione al povero pensionato e ha confermato la sentenza del Tribunale di Napoli.

«La sentenza emessa dalla Corte di Appello di Napoli è  in linea con la giurisprudenza della suprema Corte di cassazione che ritiene responsabile il Ministero della Salute per la mancata vigilanza sulle sacche di sangue infetto sin dalla fine degli Anni 60 – commenta l’avvocato Albachiara –  Il rammarico sta nel fatto che per ottenere le somme bisognerà aspettare che il Tar, con i suoi tempi lunghi, ordini al Ministero di ottemperare al pagamento con ulteriore aggravio di spese per lo Stato».

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