A Castel Volturno un bambino di origini straniere, probabilmente ghanese, è stato assassinato in circostanze ancora tutte da chiarire, ma che farebbero pensare ad
una lite domestica. La madre del piccolo si è presentata al pronto soccorso di Pineta Grande con il bimbo tra le braccia ormai privo di sensi. Purtroppo il piccolo
è deceduto per le gravi lesioni riportate. I carabinieri hanno fermato a Castel Volturno un uomo di origine ghanese con l’accusa di aver ucciso il figlioletto della
compagna di appena due anni. L’uomo sarebbe stato portato in caserma. Da un primo interrogatorio sarebbe emerso che viveva in casa con il piccolo e la mamma.
Restano tutt’ora sconosciuti i motivi di tale violenza e la posizione dell’uomo è al vaglio delle indagini del magistrato di turno della Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere.
Perché un genitore uccide un figlio: «Non c’è mai una sola causa – spiega Isabella Merzagora, professore ordinario di Criminologia all’Università degli Studi di
Milano e presidente della Società Italiana di Criminologia –. Spesso si tratta di più motivazioni che talvolta, ma non sempre, derivano dalla malattia mentale. In altri
casi, la spinta deriva da un disagio esistenziale o dalla volontà di far del male al partner attraverso i figli». Talvolta, si può trattare di disperazione,
«dove il confine tra disperazione e depressione può essere molto esile. Se c’è un disastro economico, ad esempio, il timore di non poter andare avanti può
portare a episodi così efferati». E la dinamica familiare rende tutto ancora più complesso: «le stragi domestiche di solito sottendono a gravi forme depressive, si sente la necessità di
uccidersi e si vuole portare con sé le persone che si amano di più. Questo, in qualche modo, per sottrarle a un destino che pare di sofferenza terribile. È una
sorta di omicidio per pietà che scaturisce però da una convinzione in genere patologica».Esistono poi delle differenze tra le madri e i padri che arrivano a fare
questi gesti estremi. «In genere, l’omicidio femminile, che accade praticamente sempre in famiglia, avviene con metodi meno violenti.
Gli uomini, invece, utilizzano modalità più cruente. Ma è anche una questione legata all’età della prole: le madri infatti compiono più spesso dei neonaticidi, che comportano quasi sempre meno violenza».