Un Papa americano c’è già stato ed era parecchio fotogenico: Jude Law.
Alias Lenny Belardo, asceso al trono pontificio con il nome di Pio XIII.
Parliamo naturalmente di una serie tv e non della realtà. L’idea profetica è di Paolo Sorrentino e risale al 2016, anno in cui esce la serie The Young Pope.
Il Papa americano di Sorrentino è un pontefice non propriamente convenzionale.
Ha 43 anni, fuma, è orfano ed è stato cresciuto da una suora (Diane Keaton) che indossa la t-shirt: «I’m virgin, but this is a very old shirt».
Il segretario di Stato – che ordisce la trama per l’elezione di un pontefice che spera di poter manovrare – è l’indimenticabile Cardinal Voiello, un Silvio Orlando con tre cellulari, che non rinuncia alla fede in Maradona.
Pio XIII è giovane ma molto conservatore e molto poco rispettoso delle attese del cardinale: è contrario all’aborto, vuole cacciare gli omosessuali dalla Chiesa e ripristinare le messe in latino. Praticamente, l’antitesi di Papa Francesco, un pastore che rinnega la Chiesa universale e pop:
«Le pubbliche piazze sono riempite, ma non i cuori», dice.
Il neo pontefice Jude Law, appena eletto, si rivolge in modo per nulla amichevole alla folla: «Che cosa abbiamo dimenticato? Dio! E siete voi che l’avete dimenticato.
Ma io non vi aiuterò. Io non sarò più vicino a voi di quanto non lo sia a Dio. Io sono il servitore di Dio, non il vostro. Siete voi che dovete ritrovare la strada, riscoprire il volto di Dio.
E dopo, magari, potrete scoprire il volto del Papa». A quel punto abbandona la loggia vaticana senza impartire la benedizione.
Anzi, dicendo tra sé e sé: «Non lo so se voi mi meritiate». Più avanti dirà: «Io voglio solo grandi storie d’amore. Io voglio dei fanatici di Dio. Perché il fanatismo è amore. Tutto il resto è soltanto un surrogato e deve restare fuori dalla Chiesa».
La serie è però una riflessione più ampia, tra religione, arte, cultura pop, bellezza, solitudine.
Il giovane Law nella sigla incede in una galleria di quadri con il sottofondo di «All Along the Watchtower» di Bob Dylan.
La sigla si conclude con una statua di Giovanni Paolo II colpita da un asteroide, ammiccamento alla Nona ora di Maurizio Cattelan. Jude Law fa l’occhiolino allo spettatore. E a poco a poco si capisce come forse abbia perso la fede.
Una serie stroncata, naturalmente, da Famiglia Cristiana, ma molto apprezzata dal punto di vista dell’arte cinematografica. Per fortuna, però, il cardinale Prevost, Leone XIV, non sembra avere grande parentele con Lenny Belardo.