The Coach. L’intervista a Fabiana Garavelli

11 Luglio 2022 - 21:46

The Coach. L’intervista a Fabiana Garavelli

Intervista a Fabiana Garavelli – The Coach

Coordina tutti i concorrenti del talent The Coach, il talent show di successo di 7Gold condotto da Agata Reale, ormai giunto alla quarta edizione. Parliamo

di Fabiana Garavelli, che in questa intervista ci ha spiegato in che cosa consiste il suo ruolo nel programma.

Fabiana, dal tuo punto di vista a che cosa si deve il successo di The Coach?

“Si deve essenzialmente a tutti coloro che ci lavorano dentro. Siamo diventati una grande famiglia; tra di noi c’è una collaborazione estrema e siamo davvero

tanto affiatati. Avendo io un ruolo particolare all’interno della trasmissione, ho a che fare con tutti i concorrenti, i genitori; con centinaia di persone alla volta.

Noi, a The Coach, ci mettiamo davvero il cuore quando facciamo le cose. Un aspetto che viene trasmesso e recepito da tutti. Ed è questo il merito del successo

del programma”.

Fai parte del programma dalla primissima edizione. Com’è nato?

“L’idea del programma è nata da Luca Garavelli, mio fratello. Lui è la mente, mentre io sono le braccia. Sono stata al suo fianco, in questa avventura, fin

dall’inizio, così come è stato per altre piccole sue creazioni. E posso dire che siamo diventati una persona unica”.

E’ difficile gestire la mole di lavoro attorno a The Coach? Tra casting, registrazioni e impegni produttivi siete impegnati 365 giorni l’anno…

“Sì, è sicuramente impegnativo. Durante l’inverno siamo impegnati con le audizioni e la realizzazione del programma. Ogni anno cerchiamo di apportare delle

modifiche al regolamento. Non abbiamo mai voluto creare un talent piatto, trascinandolo magari per dieci edizioni con lo stesso meccanismo seppur con facce

diverse. Anche se manteniamo due pilastri principali, ossia i concorrenti che fanno le esibizioni e i coach che li seguono”.

Coach che però hanno un ruolo diverso rispetto a quelli a cui il pubblico televisivo è abituato…

“Esattamente. Negli altri, in genere, i coach sono i vip della situazione. Da noi, come amo definirli io, sono i ‘comuni mortali’, ossia gli insegnanti che stanno

dietro le quinte, pur avendo fatto egregiamente il loro lavoro, quando i loro ragazzi salgono sul podio e ricevono degli applausi. E per questo riteniamo che sia

giusto dare ai coach la giusta visibilità”.

Un altro punto fermo del programma è la conduttrice Agata Reale.

“Fin dall’inizio, per quanto mi riguarda, con Agata si è creato un rapporto meraviglioso. Sono una persona molto sensibile ed empatica; so entrare in sintonia con le persone. Riesco a trasmettere e a farmi ascoltare da chiunque. E con Agata si è creato un legame istantaneo”.

Entriamo un po’ nello specifico del tuo ruolo. Descrivimi una tua giornata tipo a The Coach.

“Innanzitutto, ti svelo che lavoro dal mattino, fin da quando sto facendo colazione, perché magari c’è qualcuno tra i concorrenti che mi telefona per un parere o semplicemente per avere un abbraccio consolatorio. Col fatto che sono empatica, riesco in un abbraccio a prendermi tutte le paure dei partecipanti e un po’ a svuotarli. Man mano che va avanti la giornata, in base alla scaletta e a tutto ciò che c’è da fare, gestisco tutti, compresi quelli che si devono esibire. Faccio sì che vengano rispettati gli orari e le regole, che ci sono in ogni settore. Su questo mi batto molto. Nella mia “The Coach Family” insegno ad avere rispetto per tutti, a prescindere dal ruolo che hanno nel programma. Per me questo è davvero fondamentale. Attorno al rispetto gira quello che nella vita tutti dovrebbero avere, a cominciare dalla sensibilità. Grazie a Dio, riesco col sorriso e con la tranquillità a gestire il mio lavoro, persino quando ci sono quelli che i genitori che si arrabbiano quando, magari, i loro figli vengono eliminati e ci criticano per la forte delusione. Sdrammatizzo tante situazioni e, quando sorge un problema, chiedo un parere anche ai genitori dei ragazzi che partecipano. Tutto a The Coach è un reality e si gioca di squadra”.

Quali caratteristiche devono avere gli aspiranti partecipanti di The Coach?

“I miei concorrenti, perché amo definirli così, devono assolutamente venire a The Coach per imparare cose nuove, perché in ogni ambito non si finisce mai di imparare, conoscere e fare tante nuove amicizie e, soprattutto, divertirsi. Questo è lo spirito che, in fase di audizione, inizio a dire, per poi continuare a tartassarli durante il talent. Perché alla fine chi vince il talent o viene eliminato al primo step non è importante. La cosa fondamentale è quello che ognuno si porta a casa delle esperienze che fa”.

E i coach invece, che cosa devono avere?

“Penso che il buon coach debba avere varie caratteristiche: deve essere una persona sia empatica, sia rigida, perché alla fine deve imporsi sul concorrente per poter arrivare a un determinato obiettivo. Deve avere anche tanta sensibilità, perché non tutti i concorrenti sono uguali. Ci sono concorrenti giovani, di otto anni, ma anche quelli più adulti, di cinquant’anni. Tutti hanno però le loro paure, che i coach devono saper gestire per smuoverli. Un coach deve poi inculcare ai concorrenti a credere in loro stessi. Questa è la cosa fondamentale”.

Che riscontro state avendo dal pubblico? Mi sembra di capire che i feedback siano molto positivi…

“Assolutamente! Il feedback è molto positivo. Anche perché l’esperienza di The Coach non è fine a se stessa. Non coinvolge solo il concorrente che fa il percorso, ma anche i genitori, gli accompagnatori, gli insegnanti. Anche loro vivono questa esperienza e, di conseguenza, i feedback sono positivi. Ovviamente, non ti nego che c’è sempre chi ti butta fango addosso, nel momento in cui non riesce a raggiungere i propri obiettivi. Ma penso che quella sia gente che, nella vita, è destinata a fallire. Una sconfitta non dev’essere gestita in quella maniera. Siamo tutti persone, ognuno può sbagliare, giudici compresi. Possono magari recepire la performance in una maniera, quando tu volevi farla arrivare in un altro modo. Ognuno di noi è fine a se stesso, no? Bisogna avere considerazione di tutto e tutti. Consiglio sempre ai miei ragazzi di riflettere sopra le critiche, perché ce ne sono davvero di costruttive, così come esistono quelle che devono farsi scivolare addosso”.

State già preparando la quinta edizione di The Coach. Segno del fatto che anche 7Gold, la rete che vi ospita, ha tanta fiducia nel prodotto…

“Sì. Attualmente si stanno quasi per chiudere i casting, al fine di scegliere i prossimi talenti. Dati i feedback positivi quest’anno è aumentata la richiesta e, di conseguenza, abbiamo anticipato le registrazioni di un mese. E, per questo, incominceremo a giugno, dato che tutto deve finire entro l’inizio della scuola, visto che ci sono molti ragazzi minorenni che ancora ci vanno. Pensiamo infatti che prima debba venire la scuola e poi il resto. Lungi, quindi, da noi l’idea di intaccare il percorso scolastico, che è fondamentale per la crescita dei ragazzi”.

Come sono stati svolti i casting? Anche quest’anno siete andati nelle varie scuole?

“Certo, la forza del nostro talent è anche questa. Ossia che siamo noi stessi ad andare a casa dei partecipanti per fare loro le audizioni. Una cosa che è molto importante, perché ci sono dei ragazzi che non ne hanno mai fatto una e non sono mai stati in un programma televisivo. Avere un primo impatto in un ambiente familiare abbassa dunque le tensioni. Tra l’altro, quando facciamo l’audizione le persone che vedono in quella fase saranno le stesse che ritroveranno nel programma. Non sono persone che spariranno. E a The Coach vengono mantenute tutte le cose che sono state dette loro in questa fase. E’ qui che sta la trasparenza del programma”.

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