L’attuale premier italiano Mario Draghi si è schierato nettamente contro il piano tedesco sul gas.
Il cancelliere Olaf Sholz ha annunciato uno scudo da 200 miliardi come risposta alle offensive di Putin.
Tale piano a sostegno delle famiglie sarà rifinanziato dalla riattivazione di un fondo di stabilizzazione economica usata durante la crisi finanziaria del 2008 e durante la pandemia.
Ma oggettivamente rompe il fronte comune dell’Europa. E la decisione rischia di allontanare le misure strutturali e vantaggiose per tutti i paesi membri. Per il governo porterà a tre errori: rottura della solidarietà europea, distorsione del mercato e aumento del debito tedesco. E il premier minaccia anche di non condividere con gli altri paesi europei le riserve di gas già stoccate.
Il tetto al prezzo del gas è ritenuto dall’attuale premier come fondamentale. Ma Ursula von der Leyen si è permessa di ignorare la lettera con cui 15 paesi lo chiedevano. Una scelta vissuta come un atto di bullismo in collaborazione con l’Olanda. Che al tetto al prezzo è contraria da sempre. Adesso anche nell’Unione Europea c’è chi alza la voce contro Berlino. Definendo la mossa dei tedeschi «unilaterale e anti-solidale». Non solo: il piano tedesco potrebbe configurarsi come un aiuto di Stato. Uno di quelli su cui la Ue in teoria è chiamata a vigilare.
Mentre Giorgia Meloni prepara il primo decreto del suo governo (proprio sulle bollette), questo era lo stesso auspicio della nuova premier. Che infatti puntava a un salvataggio da Bruxelles che avrebbe portato sia il disaccoppiamento dei prezzi dell’elettricità da quelli del gas che i soldi per fare fronte agli incrementi. La mossa tedesca pone uno stallo completo sulla questione. Martedì prossimo a Praga la Commissione proverà a riformulare il pacchetto di aiuti. Ma con la mossa della Germania, le possibilità di un’approvazione si riducono sempre di più.
Fonte:open