L’Irpinia torna a tremare. In appena due giorni si sono registrati 11 terremoti, l’ultimo dei quali di magnitudo 4.0 sabato sera alle 21.49, con epicentro a Montefredane, vicino ad Avellino. La sequenza era iniziata venerdì con un sisma di 3.6 a Grottolella.
Secondo l’Ingv, i sismi si sono verificati a una profondità tra 14 e 16 chilometri, quindi leggermente più profonda rispetto a quella tipica dell’Appennino. Gli esperti ritengono che si sia attivata una faglia sismogenetica, forse di tipo inverso, ma sono in attesa di conferme.
Il geologo Maurizio Pignone, dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, ha spiegato che potrebbero verificarsi altre scosse nei prossimi giorni. Tuttavia, non è possibile fare previsioni precise.
La scossa più forte ha provocato paura e panico. Molti residenti di Avellino e Benevento sono scesi in strada e hanno dormito in auto. La Protezione Civile ha attivato il Centro di Coordinamento dei Soccorsi, mentre le scuole resteranno chiuse per consentire i controlli di sicurezza.
Il sisma è stato avvertito in tutta la Campania, perfino nell’area vesuviana e in parte del Salernitano. Questo a causa della profondità e della morfologia dei terreni, che hanno amplificato le onde sismiche.
L’Ingv ha ricevuto migliaia di segnalazioni dai cittadini attraverso la piattaforma “Hai sentito il terremoto?”. Le mappe di scuotimento confermano che il sisma ha avuto un impatto diffuso e percepibile anche a grande distanza.
Secondo Pignone, l’Irpinia resta una delle zone più sismiche d’Italia. La memoria corre al tragico terremoto del 1980, magnitudo 6.9, che causò quasi 3mila morti. “Capisco la paura della popolazione – ha detto – è naturale dopo quella tragedia”.
Infine, il geologo ha chiarito che una magnitudo 4.0 non è da considerarsi forte. Tuttavia, il fenomeno va monitorato. “È una sismicità di tipo tettonico, diversa da quella dei Campi Flegrei, dove le scosse sono più superficiali e di origine vulcanica. In Irpinia, invece, tutto nasce dal profondo della crosta terrestre.”